Thursday, November 29, 2007

In Cina si può fare...


La ragazza in foto si chiama Yu, ha appena finito di mangiare con un me in un ristorante (leggi "bettola"), sta mettendo gli avanzi del cibo in una vaschetta che poi ha portato a casa (e mangerà domani credo). Si dice "da bao" (ovvero "impacchettare") o anche "dai zou" ("portare via"), è una cosa ancora molto comune in Cina un po' dappertutto: ciò che non si riesce a finire al ristorante viene portato a casa e consumato il giorno dopo. Non è maleducazione né segno di aver perso il lavoro qualche tempo prima. Certo, se andate a cena col Primo Ministro cinese dubito che faccia "da bao": ma non perché non lo faccia di solito in quanto Primo Ministro, bensì perché è a cena con un occidentale. Mi sembra un atto di civiltà che in Italia abbiam perso una quarantina d'anni fa (ma non che in Cina non si sprechi cibo... ogni volta che vado a mangiare nella mensa universitaria penso che con gli avanzi riescano a nutrire la totalità dei maiali presenti negli allevamenti della regione Marche. Pesante).
A tal proposito le bacchette di legno. Quelle semplici, usa e getta, vengono usate e poi gettate. Sono fatte di legno. Il legno, in Italia come in Cina, si ricava dagli alberi. Un miliardo e trecento di milioni di cinesi che mangiano tre-quattro volte al giorno con le bacchette usa e getta, hai voglia a salvare ettari di foresta Amazzonica. Fortunatamente molti cinesi mangiano con quelle di ferro o laccate o comunque non usa e getta. Per una preoccupazione di tipo ambientale? Ai posteri l'ardua sentenza.

Pechino la rossa







Tuesday, November 27, 2007

Beijing Subway Lines


Ho preso questa immagine delle linee metro di Pechino previste per agosto 2008 (Giochi Olimpici) da un sito giapponese che mi ha indicato Yu. La prima volta che misi piede a Pechino (febbraio 2004) c'erano solo la linea blu e quella rossa. Quella arancione scuro l'hanno aperta l'anno scorso. Quella verde chiaro qualche settimana fa. Le altre non sono ancora attive. Non saranno come quelle di Londra, Tokyo e Mosca, ma la strada sembra quella.


Carne di maiale, 250 grammi, 80 centesimi di euro.

Monday, November 26, 2007

Complimentoni

Leggo da un articolo del Corriere che "Secondo il Dipartimento per le pari opportunità della presidenza del Consiglio, in Italia sono 9 milioni i clienti delle prostitute"... In Italia siamo in sessantamilioni circa. Dunque trentamilioni di maschi circa. Se togli gli anziani, i bambini e gli impotenti vuol dire che più di un italiano su tre va a mignotte e lo fa a pagamento... azz!!

Saturday, November 24, 2007

Cavalera sulla censura in Cina

Si legge nell'ultimo post del blog del giornalista Cavalera di un fatto interessante, la denuncia di un cittadino cinese contro la censura del governo sui film. Nella fattispecie lo studente di diritto Dong Yanbin che ha sporto denuncia contro il cinema per aver tagliato scene hard (e non solo) del film Lust Caution di Ang Lee. Bel gesto, belle parole, dimostrazione che qualcosa si muove e via via dicendo. Forte l'attacco di Yanbin: "perché gli stranieri possono vedere la versione completa di Lust Caution? Noi cinesi non siamo più infantili. C’è la preoccupazione che non possiamo sopportare questo tipo di stimoli?". E la conclusione di Cavalera: "Segno che anche in Cina la società è ben più sveglia della politica che la rappresenta".
Purtroppo pero' a mio vedere mi sembra una discorso da giovinetto borghese e viziato più che un discorso sulla lotta per gli effettivi diritti del popolo cinese che, in gran parte ancora povero e contadino, non sa neanche cosa sia la pornografia o chi sia Ang Lee. Yanbin forse voleva vedere un paio di tette al cinema e non c'è riuscito, per questo si è incazzato, dei diritti e delle libertà di un miliardo e trecento milioni di persone se ne frega assai. Ha detto "Io come consumatore, tutelo i miei diritti". Se nella Cina di oggi la rivoluzione la fanno quelli che ragionano come "pago un costo, esigo un servizio" siamo messi proprio bene. Io getto la spugna e ci piscio sopra.

Friday, November 23, 2007

L'uomo più furbo del mondo reclama 260.000.000 di euro al giorno

Pensate male se pensate che sia facile. Pensate bene se pensate che comunque ne valga la pena. Male e bene. E se qualcuno non fosse d'accordo, beh se qualcuno non fosse d'accordo...
Ma cominciamo dall'inizio... c'era una volta un uomo, c'era una volta una donna e c'era una volta anche un serpente. Ma soprattutto c'era una volta una mela...
Due più due spesso tende a far quattro. In Cina ci sono circa un miliardo e trecento milioni di cinesi. Le tre migliori università in Cina dicono siano (nell'ordine) la Beida, la Qinghua e la Renda. Possiamo dire che i migliori cinesi tra un miliardo e trecento milioni studiano in queste tre università, eccezion fatta per quelli che hanno la possibilità e la fortuna di studiare all'estero. Queste tre università dovrebbero dunque pullulare di giovani intellettuali, bestie del sapere, geni, raccomandati. Perché per entrare in questi istituti bisogna sostenere esami di ingresso mica facili. Ed ad accompagnare questi migliori studenti intellettuali bestie geni raccomandati saranno i migliori professori i migliori presidi le migliore strutture le migliori opportunità i migliori materiali. Studiando alla Renda e conoscendo studenti di Beida e Qinghua sinceramente i dubbi restano. Anzi si elevano al quadrato di una parabola di Lobacewsky. Se i campus di queste università raccolgono i migliori cervelli e le più grandi speranze della Cina mi sa che stiamo messi male. Rimpiango la Sapienza a Roma. So di dirla grossa ma è così.
Mi sto convertando alla legge dei grandi numeri cinesi, secondo la quale ogni contraddizione, problema, caos, illegalità, crimine sono spiegabili attraverso la formula "è perché in Cina siamo troppi". Che sia davvero così... Se siete troppi allora vi nutrite di pane e competizione, pane e lotta dura, pane e gomitate alla costole. E spero che ad emergere non siano i migliori, perché se questi sono i migliori, cari cinesi, un buon motivo per non dormire la notte ce l'avete.
La questione della paranoia. Noi occidentali ricchi primi viapass del mondo una paranoia la dovremmo portare sempre appresso. Che essere benestanti non è un inspiegabile dono divino, credo piuttosto un dato di fatto dovuto alla condizione di povertà miseria inferiorità mancanzadiopportunità degli altri della terra, quasi tutti messi al sud e all'est del mondo. Un'obiezione preoccupante la stanno fornendo Cina ed India. Due miliardi e mezzo di persone in due. Se dessimo a tutti questi signori e signore la possibilità di dire "salve... ci sono anch'io..." sai che fine farebbero i nostri privilegi benesseri superiorità nel mondo?! Verrebbero seppellite con una gran risata. Quella frase di Zanotelli, siamo fortunati noi ricchi del nord del mondo, perché se gli africani si incazzessero per davvero, stanchi della loro perenne condanna ad essere sempre gli ultimi tra gli umani, si armassero tutti di un sasso e lo lanciassero in direzione ricco occidente, del ricco occidente rimarrebbe una scogliera di sassi da Malta a Capo Nord. Centinaia di milioni di cinesi ed indiani sono stati tolti dalla condizione di miseria nera (quella stile Italia post seconda guerra mondiale per capirci), se domani venissero tolti dalla loro condizione di ragionier Fantozzi e divetassero benestanti consumatori che pagano un costo ed esigono un servizio, beh allora fratelli miei occidentali sarebbe il caso di mettere da parte fazzoletti di carta per avere qualcosa su cui asciugarsi le lacrime quando verrà quel giorno.
E la questione ormonale. Su un miliardo e trecento milioni di cinesi almeno il 45% sono donne. Il calcolo lo lascio a voi. La donna cinese piace allo straniero. Ma piacerebbe di più se "curasse" di più il suo corpo, la sua igiene, il suo modo di vestire, di odorare, di mostrarsi, di atteggiarsi. Fino a qualche anno fa le cinesi vestivano tutte uguali, ed erano tutte ugualmente poco attraenti (per gli standard occidentali intendo, si capisce no!?). Oggi invece hanno imparato dalle critiche delle coetane alte bionde occhiazzurri tettone, dalle pornografie occidentali, dalle mode del lontano del west e dal marketing del mondo globalizzato come dove e quando si devono vestire truccare atteggiare. E qui capirete voi la reazione del maschio occidentale di ogni età, sposato e non, studente o lavoratore, turista o convertito al buddhismo... il 45% di un miliardo e trecento milioni di persone che "improvvisamente" diventa fica, attraente, interessante... che frequenti locali e pub, che balla, che si trucca, che ammicca passandosi un panino di McDonald's tra le mani curate coi prodotti di Watson seduta sulla tavola del cesso di una discoteca con le mutandine di pizzo Prada e i tacchi a spillo come quelli di Sophia Loren interpretata da Paris Hilton, ditemi voi, l'animale maschio occidentale che reazione potrebbe avere...??
Dicevo all'inizio: non è facile. Ma la pena la vale. E non per le mutandine di pizzo Prada. Non mi sono mai piaciute...

Thursday, November 22, 2007

Cosa penso dell'educazione




目前我还是学生,年龄不太大。在西方年轻人结婚年龄越来越晚,要孩子也要得越来越晚。现在我脑子里结婚的想法挺远,生孩子的想法更远。从而“教育”这个问题是跟我少有关系的。不过我对教育还是有一些看法。
从我的个人经历来看,我父母对我的教育从来是竭尽全力的。尤其是我小的时候母亲特别关心我,给我很多的压力,不让我和她不喜欢的孩子一起玩儿,督促我天天把作业做完,要我常常去锻炼身体,教我我们国家传统的习惯和宗教,我不听的话他们就打我。不过我的造反性格不久就表现出来了,我和父母之间的矛盾越来越大。十二三岁时我对他们教育和方法越来越有疑问。上高中时我开始少跟他们在一起,少回家,自己想干什么,自己决定怎么过我的日子,常常和他们吵架,他们就发现没有办法控制我。他们看我和他们差得那么多,性格距离那么远,不得不放弃,只可以注意对我妹妹的教育而已。在那个时候他们肯定感到很痛苦。
所以从我个人经历来说,首先我觉得教育并不需要暴力或者严格,而是需要宽容和耐心。然后我觉得父母的责任不是把他们自己的习惯和想法交给儿女,儿女不一定要继承父母的性格和思想,而是父母要给儿女一些工具,学习生活与理解社会和人类的工具,自己思考与逐渐长大的工具。也许有人说把玩具或礼物常常送给儿女是没有错误的行为,但是我并不同意这种观点,我认为儿女要什么就给什么真是不好的教育,是让他们宠坏和只重视物质的一条路子,绝对不是爱情。
我爸爸平常对我说“当父母是最艰难的工作”。每个人都有随心教儿女的权利和自由,但无论怎么样大家都可以发现,当父亲或母亲是一种特别麻烦的事情

Foto: serata tra le cose dagli occhi a mandorla

And I guess that I just don't know... grazie bros

I don't know just where I'm going
But I'm gonna try for the kingdom if I can
Cuz it makes me feel like I'm a man
When I put a spike into my vein
Then, I tell ya', things aren't quite the same
When I'm rushin' on my run
And I feel just like Jesus' son
And I guess that I just don't know
And I guess that I just don't know

Wednesday, November 21, 2007

Steso in grembo al camion ripenso al mezzogiorno, tiepido e pieno di sole. Ricordo di esser stato fuori a spassarmela tutta la mattina, e quando sono tornato a casa ho visto dalla finestra mio padre che all'interno preparava uno zaino rosso.
- Parti papa'? - gli ho chiesto.
- No, parti tu, - ha risposto lui gentilmente.
- Parto io?
- Si', ormai hai diciott'anni, bisogna che tu vada a conoscere il mondo.
Quindi mi sono messo sulle spalle quel bello zaino rosso, e mio padre mi ha dato una pacca sulla nuca, come si incita un cavallo colpendolo sul sedere. Felice e contento mi sono lanciato fuori, mettendomi a correre come un puledro eccitato.

Yu Hua, Le cose del mondo sono fumo

Secondo me, alcuni stranieri non vivrebbero a Shanghai neanche da morti. Un'indagine del settimanale cinese "Popolo Nuovo" invece sostiene il contrario (da Internazionale):


Come vive uno straniero a shanghai? Bene, spiega il settimanale Xinmin. Un’indagine condotta dall’Accademia delle scienze sociali ha rivelato che il 92 per cento degli stranieri residenti nella metropoli cinese è soddisfatto. Gli stranieri, almeno 160mila secondo le ultime stime, provengono da 160 paesi di tutto il mondo, per la maggior parte da Stati Uniti, Giappone e Corea.I loro figli studiano nelle scuole internazionali e crescono in un clima multiculturale. Qual è il profilo tipico di uno straniero a Shanghai? Ha tra i 20 e i 55 anni, un’estrazione sociale medio-alta e ha scelto di trasferirsi in Cina per vivere “un’esperienza globale”. L’88 per cento degli intervistati ha un titolo postlaurea e un impiego di prestigio. È facile per gli stranieri integrarsi in questa città cosmopolita e dall’aspetto moderno, dove conducono una vita che non potrebbero permettersi nei paesi d’origine, tra centri benessere, raffinati club e campi da golf.La maggior parte degli stranieri studia il cinese, mangia cibo locale e si dedica alle attività tradizionali, come la calligrafia, che gli stessi cinesi non hanno più tempo di praticare. Una vita da veri nababbi all’assalto di questo paradiso non più vergine. Basti pensare che solo nel 2005 il numero degli stranieri a Shanghai è aumentato del 253 per cento.

I Savoia chiedono 260 milioni di euro allo Stato italiano come risarcimento per i danni morali subìti in 54 anni di esilio: 170 milioni li vuole Vittorio Emanuele; 90 suo figlio Emanuele Filiberto. Ma non è tutto: oltre agli interessi sulle somme richieste, i Savoia vogliono anche la restituzione dei beni confiscati dallo Stato al momento della nascita della Repubblica Italiana.

Da un articolo di Repubblica.
Rabbrividisco. Inorridisco. Le colpe dei padri non sono quelle dei figli, ma la faccia come il culo e' la stessa, la riconosco. Io i Savoia li avrei fatti rientrare in Italia su un gommone e li avrei sbattuti in un Cpt (sapete, quei lager per cittadini extracomunitari). A vita.
"Con le budella dell'ultimo papa impiccheremo l'ultimo Savoia!" avrebbe detto Bakunin.

Tuesday, November 20, 2007


Male che vada un uomo (e idem una donna) può sempre suicidarsi. Beh, non sempre. E noi italiani ne sappiamo qualcosa, d'altronde la nostre vite non appartengono a noi ma ai capricci dei cardinali in Vaticano. Ma quasi sempre un uomo (e idem una donna) può suicidarsi. Farla finita, togliersi la vita, togliersi di mezzo, uscire di scena intendo. Per andare dove non è ancora ben chiaro, studiosi di ogni epoca han provato ad azzardare ipotesi, sembra che si vada a finire in un posto migliore di questo (non che ci voglia molto a finire in un posto meglio di questo) ma anche qui non sono tutti d'accordo. L'uomo (e idem la donna) stanco e infelice, quello con un quarto d'ora particolarmente brutto, quello spossato da dolore fisico o psicologico, quello che non ha scienza da aspettare o dio con cui riconciliarsi, quell'uomo può decidere di farla finita e farla finita sul serio. Ne troviamo più in letteratura che nei giornali di uomini e donne del genere. Poco da dire. Zero da giudicare. Al massimo provare, come sempre bisognerebbe fare, a riflettere. Magari se gli animali pensassero ci penserebbero anche loro al suicidio. Certo dovrebbe avere un valido motivo... quello animale è stato sempre un regno, mai avuto periodi democrazia e benché meno di socialismo. Vergogna! Shame on you! Mai un regicidio, mai una rivoluzione, mai un principe saltato per aria, mai un attentato al potere. Fossi animale a quattro zampe con facoltà di pensare la farei finita subito. Per esempio una gazzella può buttarsi nelle fauci di un leone, uno scimpanzé buttarsi da un ramo particolarmente alto, un elefante gettarsi in un fiume, una zanzara lasciarsi spappolare da una pantofola disturbata, un gattino finire sotto le ruote della vostra Uno a metano. Facile. Tranquillissima. Ma il pesce come fa?! Povero pesce. Oltre a vivere in un regno gli è anche negata la possibilità di farla finita con la vita. Certo non può lasciarsi annegare. La respirazione è diretta da muscoli involontari. Non può lasciarsi morire di stenti perché non riesce a tenere la bocca chiusa e piccoli microorganismi gli saltano nello stomaco nutrendolo involontariamente. Saltare fuori dall'acqua e capitare sulla terra ferma non è cosa che un pesce comune può fare. Neanche finire nella rete di un pescatore, tipo "Ehy Tommy, programmi per stasera?", "Mah Jimmy, pensavo di andare a finire nella rete di qualche pescatore...". No. Il pesce poveretto è nato per soffrire. Pare paleontologi non meglio identificati abbiano scoperto una religione antica di millenni che credeva nella reincarnazione e aveva alla base della sua gerarchia il pesce: peggio di un pesce non potevi rinascere! A tuttoggi il suo è il mestiere più sfigato, più sconsigliabile, meno invidiato. Meglio nascere frocio che pesce dicono. E meglio una figlia femmina che una figlia pesce, aggiungono dalla Cina.

Monday, November 19, 2007

Un giorno da professore


Sunday, November 18, 2007

E poi penso che si parli troppo di Mao e troppo poco di Deng. Soprattutto della sua opera maggiore: la carneficina a piazza Tiananmen...

Why don't you ask the kids at Tiananmen Square?
Was fashion the reason why they were there?
They disguise it, hypnotize it
Television made you buy it
I'm just sitting in my car and waiting for my girl
She's scared that I will take her away from there
Dreams that her country left with no one there
Mesmerize the simple minded
Propaganda leaves us blinded
I'm just sitting in my car and waiting for my girl
I'm just sitting in my car and waiting for my girl

System of a down, Hypnotize

Saturday, November 17, 2007

Io non ci volevo andare







"Non vieni a lezione oggi?". "Certo. Ma prima vado a segnarmi per partecipare ad un talk show in televisione su CCTV... vieni a iscriverti con me Daiyiwei" mi risponde Woham, il mio compagno di classe indiano. "Pagano?". "No. Ma l'argomento è interessante, il confucianesimo, c'e' da divertirsi e ci vedremo in televisione". Mi strattona per il bomber e mi porta in segreteria, prima ancora di capire cosa stia succedendo questo piccolo e sveglissimo playboy indiano mi mette in mezzo a qualcosa di televisivo sul confucianesimo. Questo è accaduto qualche settimana fa. Giovedì invece gironzolavo per i piani del mega Dipartimento di Giornalismo alla ricerca di un'aula dove tenevano una lezione che mi interessava. Non sono riuscito a trovarla ma mi sono ritrovato in uno strano stabile di cartogesso bianco puzzolente con due tipi che mi facevano segno di andarmene. E ieri sera finalmente capisco cos'era. Con Woham e un altro pugno di studenti stranieri (tutti asiatici dottorandi, a parte un ragazzo di Leningrado) mi presento alle sei di sera in uno dei tanti edifici di questa università, con altri duecento cinesi per partecipare a questo benedetto talk show. Avevo ricevuto una telefonata da una tipa della CCTV (China Central Television, la RAI cinese) e le avevo detto che non so molto di confucianesimo, non parlo bene cinese e non volevo assolutamente parlare al microfono. Rilassato e fondamentalmente menefreghizzato entro con gli altri nello studio televisivo (coperto da quel famoso puzzolente cartongesso bianco di pochi giorni fa... poi dicono che la Cina sia grande!), quaranta gradi all'ombra, diverse telecamere, una presentatrice sui quarant'anni bellissimissima e affascinantistizzante, un uomo con sette microfoni che dà ordini a destra e a manca ripetendo senza sosta "grazie... grazie...", tre quattro megaschermi, luci di tutti i colori, diverse postazioni sulle quali cinesi e stranieri ci mettiamo a sedere un po' impacciati. Si inizia coi ringraziamenti e con la prova applauso. Per fortuna non andiamo in diretta. Entrano gli ospiti, ovvero una ventina di docenti universitari, ricercatori, filosofi e discendenti di Confucio. Il pubblico è composto da gente qualunque, studenti, due bambini, una trentina di liceali e svariati microfoni che girano per lo studio. Si comincia. Clima rilassato, piacevole conversazione tra esperti di confucianesimo, capisco un buon 75% di questo cinese veloce e senza sconti, parlato da gente di diverso rango e provenienza, per fortuna anche il peggior dei dialetti si fa capire, peccato non poter capire di più, la discussione è davvero interessante e non proprio campata per aria. Seguo il dibattito con l'indice sotto il naso e la barba sfatta da finto intellettuale di sinistra. Improvvisamente la conduttrice (sui quarant'anni bellissimissima e affascinantistizzante, lo ricordo) fa: "Abbiamo in studio anche degli studenti stranieri di lingua e cultura cinese... per esempio ce n'è uno dall'Italia, si chiama Daiyiwei". Sento il mio nome (cinese) e vedo apparirmi un microfono sotto il nasone, la mia immagine sugli schermi. "(Porca merda... le avevo detto che non volevo domande...!!) ... Ccciao a tutti...". "Daiyiwei, cosa spinge un'italiano a interessarsi di Confucio?". "(Vai, questa l'ho capita e la so)... Sono interessato alla cultura cinese, per questo mi sono da subito occupato di Confucio". "Ci diresti una massima di Confucio a piacere nella tua lingua e poi ce la spieghi in cinese?". "(merda merda merda)... Certo... allora... ehm... Il maestro non parlava di spiriti...". Silenzio. "Significa che Confucio non si occupava di divinità..." comincio a spiegare e subito parte un coro si ragazzini che recita la massima in cinese antico, massima che io mai mi sarei ricordato in cinese antico. Penso di aver superato l'esame, cerco qualcuno a cui lanciare il microfono, puntuale la presentatrice mi fa una domanda, non capisco la parola chiave, o meglio non la conosco, la gentile (nonché bellissimissima e affascinantistizzante) presentatrice mi spiega la domanda con altre parole, praticamente vuole sapere cosa ha suscitato in me Confucio, se mi ha dato una brio di virtù e spirito sociale. "(Ma che cazzo di domanda è... abbia pietà di me signora... io non ci volevo venire qui... è tutta colpa di quell'indiano che sta seduto alle mie spalle)... Vedete, a dir la verità il confucianesimo non ha molto a che vedere con la nostra cultura e tradizione. Non ho molto nei confronti del confucinesimo se non interesse. E mi resta assai difficile da comprendere a fondo". "Nonostante questo vai avanti nei tuoi studi". "Esatto". "Grazie al nostro amico italiano. Ed ora...". Passo il microfono più in fretta possibile proprio in tempo per vedere la mia faccia rossa come un peperone sugli schermi. Stavo per morire d'infarto. Per così poco. Tra la bellissimissima e affascinantistizzante presentatrice e le domande volte a mettere in ridicolo il cinese parlato da un nasone occidentale il cuore mi scoppiava dalle orbite. Posso morire per molto meno. Ma non orgoglione della mia performance. Il dibattito è andato avanti per tre non stop, sempre più acceso e interessante. La cosa più bella è che il tempo dato a disposizione al pubblico per una semplice opinione da "persona qualunque" è stato di gran lunga superiore a quello dati agli specialisti del settore. E i tanti "nessuno" dicevano cose tutt'altro che banali o noiose. Botta e risposta mediati dalla preparatissima conduttrice sui quarant'anni. Altro che Ada D'Eusani o come minchia si chiama... come un Anno Zero dove Santoro lasci parlare soprattutto il pubblico invece che i politici ospiti. Accanitissimi i liceali, che sputavano in faccia ai docenti universitari la loro frustrazione contro una tradizione confuciana che li vuole sotto pressione, al servizio dei padri e costretti allo studio per una loro presunta soddisazione personale. In particolare mi ha stupido un ragazzino sui 14 anni, parlava da adulto nella forma e nel contenuto, aveva in corpo tutta la rabbia dei miei 16anni da ribelle visionario che non scende a compromessi. E poi sono anche usciti fuori temi quali Rivoluzione Culturale e Taiwan. E poi due bambini di 7-8 anni che conoscevano a memoria un sacco di massime di Confucio. E poi un po di orgoglio cinese e nazionalismo. E un dottorando indonesiano che ha tirato fuori Lenin. E il 76esimo discente di Confucio che firma autografi e fa la star in America. E la bellissima conduttrice che se ne è uscita con grande saggezza e civiltà ad incularsi una donna che non rispettava la fila per parlare al microfono... Sono rimasto davvero colpito da questa esperienza. Ne avevo bisogno, ultimamente i miei attacchi di xenofobia e presunta superiorità culturale occidentale si facevano sempre più forti...
Viva Woham! Evviva Confucio! Evviva il libero pensiero!

Thursday, November 15, 2007

La classica vomitata senza pretese cinica e bastarda anti mercato del pre fine settimana...

Finisce che ogni volta riesco a ritagliarmi qualche ora di svago comincio a leggere e dio neanche sa dove vado a finire, la testa che frulla, mille pensieri ed idee impossibili da incanalare o indirizzare (figurarsi concretizzare!). Aveva ragione Diliberto venuto a parlare ad una conferenza all’Università di Macerata nel dire che leggere dà dipendenza fisica. Questa mia insolita passione per la società cinese contemporanea e le sue appetitose contraddizioni. L’affronto ogni giorno per le strade, nei bus, alla mensa, negli uffici, a lavoro… Lotto e non mollo. Più grandi sono le sconfitte e muri su cui sbatto il muso più riparto con maggior convinzione di prima. Soventi gli attacchi di panico, frustrazione, xenofobia, arroganza, razzismo… Passeggeri per fortuna. La sfida mi attizza ogni giorno di più. Non so bene come affrontarla né che armi impugnare o dove cercarle ma mi butto in mischia senza esitazione. Maggiore la difficoltà maggiore la convinzione. Come quella maglietta che avevo con su scritto “Aumenta la crisi, aumenta la lotta”, prestata ad un amico clandestino bengalese che venne arrestato la sera stessa e che mai più rividi (la maglietta. Lui per fortuna sì).
Ed ora lo sbrocco anticapitalista che almeno una volta a settimana mi esce fuori sciocco ed impetuoso: mi chiedo, se un paio di jeans “Made in China” di qualità non speciale ma particolarmente economici frega la piazza ai grandi marchi internazionali e anche a quelli meno famosi in una cittadina qualsiasi di un qualsiasi paese occidentale, la “colpa” di chi è? Della globalizzazione? Del produttore? Del WTO? Della concorrenza sleale? Del governo cinese? Del consumatore? Di Adam Smith? Della pubblicità americana di jeans ultimo grido?
Secondo me la “colpa” è del consumatore. Mica è scemo. Costa meno e la qualità è accettabile: compra. Se sapesse che quel paio di jeans è stato fatto da una ragazza di 14 anni, semi analfabeta, che viene da un villaggio di fango e case di bambù, che lavora 16 ore al giorno per 50 euro al mese, che mangia (di merda) e vive (di merda) nella fabbrica, che ha due giorni al mese di riposo, zero ferie o malattia o maternità pagate, senza diritto allo sciopero e senza protezione sindacale, che ieri ha perso un braccio in un maledetto macchinario malfunzionante (non riparato perché ripararlo significa aumentare il costo di produzione che poi ricade sul consumatore che se vede il prezzo aumentare non compra) ed è stata rimandata a casa con 50 euro extra dicendo di tenere la bocca chiusa se non vuole vedere morti i suoi genitori, in questo caso il consumatore occidentale comprerebbe ugualmente quel paio di jeans? Secondo me sì. E fa bene. Non lo biasimo. Costa meno e la qualità è accettabile: compra.
È solo un fatto di coscienza. Cercavo l’equivalente più preciso possibile a questa parola in cinese quando passeggiavo per le strade di Lhasa e osservavo troiate da turisti che ho visto vendere anche a Macerata. Il maceratese medio ha idea da dove viene ciò che compra in un negozio di oggettistica “orientale” o dai banchi del mercato la domenica in piazza? Coscienza. Ovvero conoscenza. Sapere che quei jeans costano meno perché sono sporchi di sangue. Costa meno e la qualità è accettabile: compra. Sono sporchi di sangue di una ragazza di 14 anni cinese di un villaggio di fango e merda: pazienza, compro. È la coscienza di quello che sto facendo l’importante. Mi dispiacerebbe solo morire ignorante. Morire stupido. Morire senza sapere da dove vengono i jeans che ho pagato meno. O che ho pagato di più. Il marchio d’origine. Quello vero. Quello sporco di sangue. Ci stiamo mangiando a vicenda. A me non fa schifo. Tantomeno ribrezzo. Si sa da un pezzo. L’avevano previsto quasi cento anni fa. Forse di più. I palloni dei mondiali di calcio cuciti da bambini pakistani? Quelli afgani erano tutti saltati in aria per le mine. Magari riprovate fra qualche anno.

Tuesday, November 13, 2007

I dialoghi di Confucio

io: Cosa ne pensi dei rapimenti di bambini maschi in Cina? Pensi che abbiano relazione con la politica del figlio unico?
tipa cinese: Forse vivete meglio voi in occidente? Col vostro boom di malati di aids. Se on ti piace la Cina torno al tuo paese.
io: (...) No, forse hai capito male... e' che ho visto un documentario...
tipa cinese: E' falso sicuramente.
io: Come fai a dirlo? Se vuoi ti do...
tipa cinese: Pensate solo a fare sesso e arricchirvi! Ti sei dimenticato di quando avete invaso la Cina? Ma oggi la Cina e' grande e nessuno ci fermera'!
io: (...)

professoressa: La tua fidanzata ideale?
io: Indipendente. Altruista. Aperta di mente. Solidale. E poi...
professoressa: Ma queste sono qualita' di un uno che avra' successo nella vita a livello internazionale. Non sono qualita' da cercare in una ragazza.
io: Ah si'? E come dovrebbe essere la mia fidanzata ideale?
professoresa: Dolce e servizievole.

io: Cosa fai a Pechino?
tipa francese al pub: Lavoro per una ditta americana. Import ed export. E tu?
io: Studio lingua e cultura cinese.
tipa francese al pub: Ah. Non lavori?
io: A volte. Comparsa... interprete...
tipa francese al pub: Niente business?
io: (... dovrei?!?!)

giornalista: Buonagiornata. Perche' viene al parco a correre?
intervistata: Per perdere peso.
giornalista: E perche' vuole perdere peso? Non ci sembra fuori forma...
intervistata: Non saprei. Seguo la moda...

Faccetta gialla
"ti porteremo a Roma liberata,
sarei camicia nera pure te!"

Sunday, November 11, 2007

Agli esami non credere mai

从小我就讨厌考试。小学时我曾经理解读书是为了每个人的将来,为了自己和家人的光荣,上学是为了生活,那么,考试有什么用呢?!何必考试?!谁发明考试?!
考试让孩子们不舒服,不轻松,促使他们有竞赛的观念。让他们认为不是为了知识而是为了分数读书。我从来就这样想。高中时虽然我的分数挺不错但我还是特别不喜欢考试。到二十岁的时候我分别在肯尼亚,泰国和意大利当英文和中文老师。那时是我最怨恨分数的时候:我来上课,全心全意地教小学生外语,我们开开心心地过日子,边玩边学,轻轻松松地看书。但过了几个月教授来找我说“你必须让学生们考考试,尤其是给每个人一个分数”。好的,我舍不得准备一种考试,笔试和口试的,到考试时我看学生们都太着急,紧张地问我跟考试有关系的问题。修改试卷以后我把它还给他们,分数固然差得不多可是看出来有的学生很满意,有的比较难受,大家都开始看看谁得到最高的分数,谁最低的,互相批评,互相吵架。我白教他们读书不是为了分数。感觉我浪费我和他们的时间。
在我国50年前大部分的人民都是农民,少有教育,少有文明。他们儿子去上学是为了避免做父母的工作,避免长大时当农民。总来,他们为了得到高分数去上课。父母看儿子考试的分数,高的话给他们买糖,低的话就打儿子。现在经济和社会情况变化了。年轻人不需要高中毕业的高分数也可以上大学,而且家人经济情况不好的话也可以上大学,政府帮你,有好的福利和相关政策。那么,目前考试有什么用?跟知识有什么关系?找工作时一般的公司或企业先要看看你的简历,学历,毕业分数,等等但最重要是面试,判断你的性格,目标,爱好,能力,志气。比方说,去年在广州交易会有个意大利做生意的人找翻译员;他们先联系我,电话上告诉他们我的简历,然后我们见面的时候那位老板不想看我的证明书,叫他的中国朋友,让我跟他聊几分钟,然后问那位中国人“他中文怎么样?”,“没问题”,我就被录用了。
好像在中国不是这样。中华人民共和国是个人口大国,因此考试,分数,证明书,学历太太重要。人民的竞赛高级了。住在中国的外国人也越来越多,他们的竞赛也很激烈的。看我的同学时,好像对他们最重要的事情是得到汉语水平考试最高的成绩。他们不是为了学中文或学中国文化来中国而是为了得到汉语水平高级的证明书。讨厌!但韩国和日本同学们对我说,在他们国家一般的公司不管你的中文水平多高而就是要看你有没有汉语水平考试才录用你。这怎么回事啊?!好在西方国家的公司老板不认识这种汉语水平考试,他们就要调查一下你的学历与外语能力才聘请你。
我知道在古代中国那个“考试体系”十分重要,是中国社会的特点而且历史悠久。可以说在中国“考试”也是文化的一个方面。但我也知道无产阶级文化大革命的时候不少大学和学校临时地除掉考试和分数。
当代社会我希望无论什么年龄无论哪个阶段的学生都要知道,去上课,去读书的目标并不是考试的分数或者拿到证明书而是知识。意大利的共产党于1921年建立,它的主创始人(Antonio Gramsci)喜欢对学生说“努力努力学习吧!因为我们社会肯定会需要你们全部的知识和智力”。

Daniele

Saturday, November 10, 2007

混日子


Friday, November 09, 2007

Eutanasia per il governo Prodi, tutti a casa, un bel sollievo... poi ho pensato al ritorno del regime, ad altri cinque anni di Silvio... non mi resterebbe che l'esilio volontario in India. Come il Dalai Lama.

Viva l'Italia antifascista! Viva l'informazione libera! Viva il libero pensiero! Evviva Enzo Biagi!

La mia sulla Rivoluzione Culturale




Molto umilmente vorrei dire la mia sulla Rivoluzione Culturale. 无产阶级文化大革命, letteralmente "Grande Rivoluzione Culturale Proletaria", fu lanciata da Mao Zedong nel 1966, durò fino alla morte del presidente stesso (settembre 1976) ma il periodo più radicale terminò tre anni dopo la sua data di inizio. Ne fu molto discusso (ma non abbastanza e con troppa superficialità) in occidente negli ambienti intellettuali e ispirò la sinistra radicale e i leader del '68 europeo. In Cina oggi ci si guarda bene dal tirare fuori l'argomento. Che cosa fu la Rivoluzione Culturale? In soldoni: il presidente Mao, lasciato fuori dalle scelte di partito e dalla guida del paese, tornò alla ribalta lanciando questo movimento al grido di "Bombordare il quartier generale". L'invito era rivolto alle Guardie Rosse, giovani e giovanissimi studenti della Cina tutta. Il nemico diventò tutto ciò che era vecchio, burocratico, tecnocrate, borghese, troppo interno ai meccanismi di partito e troppo lontano dalle masse. L'economia doveva essere subordinata alla lotta di classe, una lotta che non andava mai abbondata e anzi portata sempre in tasca (tramite il "libretto rosso di Mao", scritto in realtà dal delfino Lin Biao, lo stesso Lin Biao del "misterioso" incidente aereo in Mongolia qualche anno più tardi). Mao voleva epurare i revisionisti, i liberali del partito, gli "imborghesiti" (Deng Xiaoping, Liu Shaoqi, Peng Dehuai e molti altri), per un ritorno al comunismo di guerra, all'egualitarismo forzato, alla lotta permanente contro imperialismo e forze capitaliste. In pratica milioni di studenti spodestarono insegnanti, dirigenti di fabbriche, quadri, sindaci, capi villaggio, intellettuali, scrittori, artisti, contadini arricchiti e li obbligarono a fare autocritica, li torturarono, insultarono, li costrinsero al suicidio, li buttarono in cella e inghiottirono la chiave. Vennero chiuse università, ospedali, scuole, venne riformata l'arte, vennero svuotate le città. Disprezzati, gli intelletuali e i tecnici vennero mandati nei campi a lavorare e a "rieducarsi", i pochi posti di dirigenza tollerati vennero presi da giovani inesperti ma maledettamente "rossi", veri proletari, figli di contadini o operai. All'economia spezzarono le gambe, quasi eliminato il denaro, lo Stato si occupava di tutto. Chaos generalizzato, importante solo l'egualitarismo sociale e la lotta di classe. Altro che "la fiaccola dell'anarchia". Altro che "Sei borghese, arrenditi!", qui si trattava di "Sei borghese. Questa è una pistola. Noi non ce ne andiamo finché non te la punti alla testa e non premi il grilletto". Dovette scendere in campo l'esercito in tutto il paese e Mao a pregare le Guardie Rosse di tornare sui loro passi per placare la rivoluzione. Questo è quello che si legge solitamente nelle cronache occidentali e cinesi riguardo al tema.
Non bisogna essere borghese per inorridire di fronte a questi anni di chaos. A rivoluzione finita, condanne unanimi vennero da diverse parti della Cina e dal resto del mondo, dalle destre e dalle sinistre.
Personalmente, c'e' una cosa che mi affascina di tutto questo. Non credo mai nella storia dell'uomo sia successo quello che successe nella Repubblica Popolare a cominciare dal '66... Fu una strage di persone e di dignità umana (e questo è pressoché sempre accaduto nella storia) ma per la prima volta nella storia (e per un tempo così lungo e in un modo così organizzato, diretto ed "istituzionalizzato") i protagonisti furono i poveracci, i deboli, il proletariato... vittime per una volta furono invece i potenti, i (più) ricchi, i rispettati, "i massoni". Pensate che per una volta non è stato lo studente a prendere botte ed insulti dal docente barone ma il docente barone a prendere sputi ed essere umiliato di fronte agli studenti. Per una volta non è stato il contadino a crepare sotto le frustrate del latifondista ma il contadino più ricco a vedersi espropriato e messo in ridicolo di fronte ai lavoratori del villaggio. Per una volta non fu l'operaio a cucire scarpe per l'intellettuale ma il segretario a pregare il garzone di insegnargli a prendere in mano ago e filo. Il trionfo dell'assurdo. Il carnevale sociale. Il contrario di tutto. Il figlio che schiaffeggiava il padre, il marito ce serviva la moglie, il generale che si inchina al soldato, lo studente che boccia il professore, l'operaio che licenzia il padrone. In un paese di un miliardo di persone. Vasto come l'Europa. Per tre anni in forma più radicale e per dieci in forma più "leggera". Non mille anni fa, non nei racconti della Bibbia e del Corano, ma 30 anni fa in un paese che oggi ospita tanti di quei lavoratori e imprese straniere a capitale misto che non mi saprei neanche figurare.
E' stato un fallimento? Che lezione dobbiamo trarne? Credo la risposta vada in primis ascoltata dai cinesi, dal popolo cinese. In realtà non ci misero che due anni dalla morte di Mao per arrestare e condannare i principali responsabili della Rivoluzione Culturale e mandare al potere Deng Xiaoping, il padre dela capitalismo alla cinese, o del "socialismo di mercato" se preferite. Non ci misero molto a liquidare questi 10 anni di follia e aprire i mercati al mondo esterno, togliendo in pochi anni centinaia di milioni di persone dalla fame. E l'epilogo è la Cina di oggi, quella a manodopera a basso costo e puttane e cocaina (sempre a basso costo) per i cilindri occidentali. Gru, fabbriche e grattacieli a Shanghai: "Prima questo si chiamava capitalismo, ora si chiama socialismo" diceva Deng. Anche negli ambienti occidentali di sinistra la favoletta dell'egualitarismo alla cinese e della rivoluzione maoista ebbe vita breve.
Ma a me piace ancora consolarmi con l'idealizazzione di quel che possono essere stati quei tempi. E le parole "rivoluzione" e "culturale" mi balenano in testa quando vedo una banca mandare la polizia a requisire una casa o un terreno, quando vedo un marito ubriaco picchiare la moglie, quando vedo un insegnante usare punizioni corporali contro giovani studenti, quando vedo il vecchio conservatore usare barbare pratiche contro la nipotina. Allora penso ai quei vecchi slogan "Una Rivoluzione Culturale ogni cinque o sei anni!", "Meglio un mediocre ingegnere rosso che un ottimo ingegnere e basta", "Bombordare il quartiere generale!". E il saluto di Pietro Ingrao alla manifestazione di tre settimane fa: "La lotta... continua!"

Non finisce qui. Consiglio un liro che ho trovato per caso all'ambasciata italiana: "Red Color News Soldier", una testimonianza in inglese di un fotografo cinese, Li Zhensheng. Raccoglie foto della Rivoluzione Culturale, foto tenute nascoste negli archivi per 40 anni, foto che parlano da sole, guardatevi questo libro e non avrete bisogno di leggere nient'altro sui quegli anni. Vi riporto un paio di immagini...

Contro chi e' contro la pena di morte

废除死刑并不是讲人道,尊重人权,社会文明进步的惟一标志。因此,有的国家虽然认为自己已经很重视人权,但还是不得不保留死刑这种处罚形式;有的国家在已经废除了死刑之后,又回过头来,认为有必要因人死刑并扩大判死刑罪的范围。看来,在死刑的废除或保留问题上,法律专家们仍将继续争论下来。

选自“北京青年报”,2001年6月22日
Tratto da "Giornale della Gioventu' di Pechino", 22 giugno 2001

Thursday, November 08, 2007

Mostra speciale!

Ianna dall'Istituto di Cultura dell'ambasciata italiana mi ha avvisato di questa mostra. Sembra interessante, io credo di andare a giorni...

VISIONI DEL CELESTE IMPERO
La Cina agli occhi degli Occidentali.
Mostra speciale per il 37° anniversario delle relazioni dipolomatiche Italia-Cina
Beijing, 8 novembre – 7 dicembre 2007

Inaugurazione giovedì 8 novembre, ore 10.00
Biblioteca Nazionale di Cina

Su invito dell’Istituto Culturale di Pechino e grazie alla collaborazione di Istituzioni trentine: Soprintendenza Beni Librari e Archivistici della Provincia Autonoma di Trento, la Biblioteca Comunale di Trento e la Biblioteca del Seminario Maggiore di Trento, nonché delle Istituzioni genovesi: Galata Museo del Mare, Biblioteca universitaria e il Portolano Editoria & Comunicazione è stato possibile realizzare un’esposizione sull’evoluzione in campo cartografico dell’immagine della Cina nel corso dei secoli XIV-XVIII.

L’iniziativa è nata da un invito ufficiale giunto dall’Istituto Italiano di Cultura a Pechino, diretto dalla prof. ssa Maria Weber e dalla disponibilità data dalla Biblioteca Nazionale di Cina ad accogliere la manifestazione. La mostra è stata curata da Federico Masini (Università di Roma “La Sapienza”), Massimo Quaini (Università di Genova) e Riccardo Scartezzini (Università di Trento).

Saranno esposte una serie di immagini e mappe estratte da Atlanti particolarmente significativi di età medievale, moderna e contemporanea, quale panoramica su un argomento che, per molti secoli, ha visto confrontarsi filosofi, storici e geografi europei. Si parte da Tolomeo per arrivare alla fine Ottocento, passando per l'Atlante Catalano, la carta di Juan de la Cosa, la Carta del Cantino, l'Atlante Miller, l'Atlante Vallard, il mappamondo di Sebastiano Caboto, il mappamondo Salviati, il mappamondo di Martin Waldseemuller, gli Atlanti di Ortelio, Mercatore, Hondius, Jansson, Blaeu, De Wit, Danckerts, Sanson, Jaillot, Nolin, Delisle, Coronelli, Santini, Zatta, Desnos, Lattré & Delalain, du Val, Black, Harmosworth, Bartholomew, Seutter, Homann, Stieler.

Le opere originali: il Novus Atlas Sinensis di Martino Martini, la China illustrata di Athanasius Kircher, la Description de la Chine di Jean Baptiste du Halde e l’Atlas Chinois di Jean Baptiste d’Anville daranno un prezioso spaccato della copiosa e straordinaria produzione scientifica dei padri gesuiti operanti in Cina nel periodo che va dal 1300 al 1700. Un esempio della capacità di sintesi del tutto originale e di alto valore filosofico e concettuale sono le opere di Martino Martini, di cui sono esposti oltre all’originale dell’Atlas, edizione 1658, le sedici Tavole che corredavano il suo Atlante. La Biblioteca Nazionale di Pechino ha gentilmente messo a disposizione opere coeve a quelle esposte soprattutto del periodo secentesco.

Un software interattivo, contenente tutte le immagini del libro-catalogo - base concettuale della mostra – unitamente ad altre provenienti da collezioni private darà modo ai visitatori di sfogliare virtualmente i materiali presenti individuando particolari percorsi di visita. Il libro-catalogo Visioni del Celeste Impero - di Massimo Quaini e Michele Castelnovi e curato dal Centro Studi Martino Martini - è disponibile in versione italiana, inglese e cinese, quest’ultima edita da Commercial Press attraverso la collaborazione del Comitato Nazionale Marco Polo. Come introduzione generale sull'argomento è stato prodotto un video digitale ad alta definizione per ripercorrere virtualmente la secolare storia delle relazioni tra Europa e Cina.

L’esposizione, nei primi mesi del 2008, verrà riproposta al Galata Museo del Mare (Genova) e al Castello del Buonconsiglio di Trento.

Wednesday, November 07, 2007


Un abbraccio e un bacione ai cari Gio e Fede da Canton, che 3 mesi or sono mi han fatto diventare zio senza neanche dirmelo. Evviva la Repubblica Islamica d'Italia Fede!!
p.s. Angelo, e' un brutto mondo questo, ma non ti spaventare... c'e' l'hanno fatta anche brutti ceffi come me e tuo padre...

"Bombardare il quartiere generale"

Tutti i borghesi devono svolgere lavori manuali. Cinema, teatro e locali pubblici devono essere ornati con i ritratti di Mao. Le citazioni di Mao devono essere ben visibili in ogni luogo, all'interno e all'esterno. Contro gli oppositori e' necessario usare la forza. Gli interessi economici devono essere subordinati a quelli dello Stato. La politica deve avere la preminenza in ogni campo. Altoparlanti devono essere installati in tutte le strade per trasmettere direttive alla popolazione. Gli intellettuali devono andare a lavorare nelle campagne. Devono scomparire i profumi, i cosmetici, i vestiti e le scarpe che non siano di tipo proletario. Devono cambiare i nomi delle strade e degli edifici. Non si devono pubblicare fotografie delle cosidette belle ragazze. Deve scomparire la vecchia arte. Bisogna bruciare i libri in contrastro con il pensiero di Mao Zedong.

Alcuni punti del codice di condotta delle Guardie Rosse allo scoppio della Rivoluzione Culturale. Mi piace soprattutto quello sui cosmetici...

Non sono un sinologo, o come diavolo si chiamano gli esperti del ramo.

Vittorio Feltri, prefazione a Il genocidio dimenticato di Alberto Pasolini Zanelli.

Sunday, November 04, 2007

Ancora sul cane...


Sì, ho letto il forum indicato da Greg sul dibattito arte/non arte cane morto di fame. Volevo lasciare un commento anche io ma non avevo voglia di iscrivermi. Scrivo qui.
A Roma ho vissuto per sei mesi col più grande artista vivente, Giacomo Cesari, Jack per gli amici, Giacomanza per i coinquilini. Tiravamo spesso fuori il dibattito...
Il problema secondo me non è tanto stabilire se legare un cane al muro e lasciarlo morire di stenti sia o no arte. Potremmo scrivere delle enciclopedie su questo e non risolvere la questione. Dipende dai punti di vista, dipende da cosa si voglia intendere per arte. Il problema è invece fino a che punto può spingersi l'arte. Ovvero, ammesso che sia artistico, posso lasciare morire di fame un cane in nome dell'arte? Secondo me no. Prima dell'arte viene l'etica, sta all'artista porsi dei limiti e quando l'artista li supera sta agli altri (alla società civile, ai singoli, a migliaia di anni di storia dell'uomo) fermare l'artista. Possibile che in quella esibizione non ci sia stato uno che abbia detto all'artista: "Primo, sei da ricovero, ma non è grave, non sei l'unico. Secondo, lascia immediatamante andare quel cane"?!?!
Vivo in Cina. Tempo fa vidi un documentario su artisti cinesi negli anni ottanta e novanta. Un tizio si è lasciato pubblicamente morire di freddo, restando a lungo nudo su dei cubi di ghiaccio. Non era la prima volta che ci provava, è stato aiutato da altri artisti nonostante l'intervento della polizia. Non ho nulla contro i suicidi. Anche nel nome dell'arte. Non so se quella sia arte e non mi interessa. Quel tipo ha fatto qualcosa per/contro di sé. Consensiente. Ben diverso da ammazzare o far soffrire altre persone o animali. Se in nome dell'arte giustifichiamo le violenze sugli altri, allora potremmo prendere un ebreo, una ragazza di colore, uno zingaro, un omosessuale, metterli al muro, fucilarli e chiamare l'autore dell'assassinio un artista anzichè un maledetto nazista. Credo il passo sia breve e semplice. In Cina potrebbero giustificare la pena di morte come una nuova forma di avanguardia artistica. E via dicendo.
Quanto costano l'arte, la scienza, le idee? Fino a che prezzo siamo disposti a pagare? La vita di un cane mi sembra comunque un prezzo troppo alto. Che si leghi al muro e si lasci morire di fame lui, l'artista!

Saturday, November 03, 2007

Piuttosto incredibile. Non so se sia vero. Intanto diffondo...


Guillermo Habacuc Vargas ha organizzato una mostraespondendo cio' che di migliore il suo genio potessepartorire: UN CANE LEGATO AD UNA CORDA,DESTINATO APERIRE DI FAME DINANZI AI CURIOSI OSSERVATORI, ESPERTI DIPSEUDO-ARTE.

L'Idea geniale, brillante, rivoluzionaria e' stata addirittura premiata con un invito all'artista in questione a partecipare alla Biennale Centroamericana del 2008 come rappresentante del suo paese. BOICOTTA LA PRESENZA DI GULLIERMO HABACUCALL'EVENTO,CONTRO LA DISUMANITA' CHE SI SPACCIA PERARTE. L'ARTE NECESSITA DI STRUMENTI MIGLIORIVI PREGO PUBBLICATELO SUI VOSTRI BLOG, MANDATELO VIA MAIL, FATE GIRARE E ANDATE A FIRMARE SUL SITO


Notti in bianco e arte a Pechino

Il bello del weekend è che dopo il sabato viene la domenica e la domenica è giorno di riposo, giorno in cui non hai nulla di imposto da fare, per un giorno il tempo non te lo programmano gli altri ma te lo programmi tu. A me piace passare la notte in bianco perso in mille stupide azioni, tanto so che alle 8 di mattina non ho lezioni da seguire o professori ad aspettarmi. Mentre fuori i giovani sono a ballare in quattro mure assordanti che chiamano discoteche e mentre i padri di famiglia sono a bere e i figli di famiglia a dormire, mi piace passare il sabato notte tra film, libri, internet, lavatrici, thé, articoli e la finestra che dà sul di fuori, tra taxi che passano, luci che si accendono, luci che si spengono, foglie che cadono, il sole che spunterà a momenti...

Consiglio un cortometraggio cinese formidabile, basato su una storia vera: 车四十四,"Bus 44".
Consiglio un libro scritto da un esteta cinese del 1700, Yuan Mei; raccolta di brevi raccontini che hanno per argomento qualcosa di cui solitamente i cinesi non parlano, ovvero spiriti e paranormale. Si intitola appunto "Quel che il maestro non disse" (il confucianesimo non si occupava del mondo metafisico e del problema del divino).
Segnalo (grazie Silvia) una nuova esibizione artistica al 798, fabbrica storica "occupata" da artisti e dall'avanguardia artistica cinese sin dagli anni ottanta. Oggi (a mio parere) è un po' troppo sputtanato e vittima della speculazione, pieno di uomini d'affari e critici occidentali, l'arte che si crea là dentro non ha più quella forza e quella spontaneità degli anni passati. Per fortuna si sono subito creati nuovi posti di iniziativa artistica in giro per Pechino, meno conosciuti e per questo meno commercializzati. Qui il link alla mostra che inizia domani e che resterà aperta per alcuni mesi ancora, e qui il link per chi ne volesse sapere di più sul 798.

Il pesce surgelato. Anche a me piacerebbe colormarmi i capelli se ne avessi ancora...


Quel jazz ipnotico e la luce rossa soffusa. Quando hai fumato troppo. Troppo. A malapena riesci a staccare la testa dalle braccia che appoggi sul tavolo, gli occhi serrati, sei un maledetto cinese. Ti guardi intorno inutilmente, non ce la fai a capirci qualcosa. "Vorrei solo essere a casa e collassare da qualche parte" pensi. Non su un letto. Il concetto di letto prevede troppe azioni, tipo spogliarsi, pigiama, coperte, denti. E' troppo quando hai fumato troppo. Quando hai fumato troppo è meglio il divano. Possibilmente quello attaccato alla porta di ingresso. Il concetto di divano non prevedere nessun altro concetto, ti puoi spalmare suoi sui cuscini così come sei, vestito e con le scarpe sporche di fango, lo spinello ancora in bocca, si spegne da solo. Ma sei ancora nel pub, gli occhi serrati, fumato troppo, luce rossa e jazz fastidioso. Non ricordi nemmeno come e con chi sei venuto. Del perché non ti interessa. Forse sei ancora con qualcuno, coraggio, smuovi la testa ad est ed ovest... grazie Dio! Sono da solo, on c'è nessuno con me. O forse è al cesso. Devo scappare via subito. Dove è il mio giubbetto? Non importa, devo scappare via, è questo il momento, ho fumato troppo, sono da solo e la luce benchè rossa è ancora soffusa. Via! Un attimo. Che stagione è? E se fosse inverno!? E dove sono? New York, Berlino, Mosca.. che lingua parla queste gente? Chi mi ha portato qui? Chi mi ha portato qui potrebbe uscire dal cesso da un momento all'altro, devo fuggire e devo farlo ora. Ora! Ho davvero fumato troppo? Non importa. Ora!

Beviamoci sopra...


Ho visto in rete l'ultima puntata di Anno Zero, tema: nuove povertà, capitalismo, mutui, banche, precariato. Non sapevo Tremonti fosse comunista, dal vice presidente di Forza Italia non te lo aspetteresti. Sono d'accordo con gran parte di quello che ha detto l'ex ministro dell'economia. C'era anche il nostro amico Federico Rampini a parlarci di utopie indiane e a (più che altro) pubblicizzare il suo nuovo libro. Un po' di pippa al culo ti prende a sentire trasmissioni del genere. Come a leggere i giornali. Italia che va (come sempre e per sempre, direi quasi per definizione, d'altronde non siamo neanche una nazione, al massimo "un'espressione geografica", un marchio d'origine, pizza lupara e mandolino), situazione del lavoro pietosa, uomo come merce, tutto privatizzato, incubo delle pensioni che come soluzione sembra aver solo quella di far entrare la Romania in Europa e i romeni in Italia. Un po' di pippa al culo ti prende. Io addirittura mi sento in colpa a 25 anni suonati a stare ancora a zonzo per il mondo a "studiare" (e soprattutto ad avere intenzione a farlo per molti altri anni ancora). Forse a noi stranieri in Cina e in India le cose vanno talmente bene che ci culliamo sugli allori, ce ne sbattiamo di quello che succede in patria, paghiamo 20 centesimi di euro una birra e 40 euro una camera d'hotel stralusso dopo aver rimediato una ninfomane cinese al pub. Finché dura la pacchia...
Volevo parlare di una cosa piuttosto interessante sulla Cina, mi è passata di mente cazzo...
Invece la Corea del Nord salta. Mi sono sbattutto molto negli ultimi giorni, ambasciata uffici agenzie email cellulari amici... per farla breve la situazione è questa: la Corea del Nord non è un paese "libero", tanto meno dal punto di vista del turismo, è particolarmente difficile entrare per giapponesi, americani e coreani del sud, meno difficile per gli altri (2000 occidentali visitano la Corea del Nord ogni anno); raramente rifiutano il visto, basta andare nelle poche agenzie che si occupano di questo, scegliere un programma, lasciare passaporto e foto e un mese dopo si è in Corea del Nord. Il problema è che non conviene. Si può andare con viaggi di gruppo o individualmente ma sempre tramite un'agenzia e accompagnti (marcati a uomo) da una guida locale; la lista delle cose che non si possono fare o chiedere è lunghissima, bisogna inchinarsi di fronte alle statue dei padri del comunismo coreano e boiate simili. I tour vanno da 3 giorni a due settimane massimo, sono tutti programmati per fino e per segno, più che altro ti portano a vedere spettacoli teatrali ed eventi sportivi di massa, musei nazionali e biblioteche... prezzo tra i 900 e i 2000 euro. Con 2000 euro vi porto in giro per tutta la Cina per 3 mesi almeno. Non penso valga la pena. Non demordo, continuo a cercare una via meno controllata, più interessante e soprattutto meno costosa per andare in Corea del Nord, ma sicuramente l'idea di andare in India per un mese a fine gennaio prende sempre più forza.
Stay tuned
Foto: Alessia che parla di uomini ad una grappa cinese...

Festa compleanno di Xavi







Friday, November 02, 2007

"Non conosciamo abbastanza la vita e il mondo che ci circonda, come possiamo conoscere il mondo che non vediamo?"

(pensiero confuciano)

"Il mio compito e' sintetizzare la saggezza umana, e il punto piu' alto di tutta la saggezza umana sono le punizioni"

(Yu Hua, da "Torture")

Dio non gioca a dadi, ma alla playstation

Se qualche cristiano si chiedesse perchè mai al giorno d'oggi l'ateismo si diffonde sempre più preoccupatamente e ogni dottrina è presa con sempre meno ortodossia e più superficialità, forse può intuire la risposta dando un'occhiata a questo sito (in inglese).