Thursday, December 06, 2007

La post rivoluzione post industriale post maoista post

A volte mi fermo a riflettere sulla crescita del Pil cinese. Quella mostruosa frase "crescita a due cifre". Significa che cresce a più del 10% annuo. Più di ogni altra nazione al mondo, anche se gli indiani tengono testa con un modestissimo 9% da Champions League. Di questa "crescita a due cifre" ne senti parlare o la vedi citata in tutte le tesi e discussioni che riguardano la Cina, anche su quelle che riguardano le statue di bronzo in epoca Zhou. Non bisogna essere degli economisti per capire il signifcato di questa frase, ovvero che lo sviluppo economico cinese corre che fa paura. Ma paura davvero. Chiedete a Taiwan, Giappone, USA, Europa. Ma fa anche gola.
Da studente di lunga data a Pechino e ignorante di economia mi lascio affascinare dai cambiamenti che la capitale dell'impero a due cifre subisce giorno per giorno. Esempio: ierisera con tre amici a passeggiare e passarsi una bottiglia di vino per le viuzze di Sanlintun, quartiere puttane e cocaina per stranieri coi soldi. Tre anni fa c'erano fango e ruspe, qualche nigeriano a vendere droga agli studenti occidentali e un paio di locali che possono piacere ai teenagers stranieri di Pechino. Oggi è ancora puttane e cocaina, ma tutto più splendido splendente, mille milioni di locali e ristorantini, panino americano, caffé italiano, mignotta tailandese, tutto più a misura di uomo bianco cresciuto a minigonne e patatine del McDonald's, "tutto e subito", "io pago e quindi esigo un servizio". Quel poco di cinesità che manteneva questo quartiere puttane e cocaina per occidentali scomparirà nel giro di mesi, giorni, ore. Entrando in una viuzza ho avuto la totale sensazione di non trovarmi in Cina ma piuttosto a Stoccolma o Londra. Fin qui tutto ok, lo sanno tutti e sta bene a tutti (o quasi).
Ma da "studente di lunga data a Pechino e ignorante di economia" mi chiedo cosa cazzo significhi una cresciuta del Pil a due cifre per un cinese qualunque. Due anni fa uno studente di storia polacco mi rispose aggressivo "significa che se trenta anni fa c'erano duecentocinquanta milioni di poveri cinesi, oggi ce ne sono solo pochi milioni!". E' questo quello che pensa un cinese qualunque!? Penso ad un pechinese medio. A mio vedere per lui significa vedere la "sua" città cambiare e trasformarsi a suon di ruspe e capitali stranieri, vedere sorgere grattacieli dove prima c'erano "case del popolo", vedere sempre più "diavoli stranieri" per mano con donne dagli occhi a mandorla, sempre più giovani cinesi con i capelli colorati e in tasca i soldi del padre imprenditore. I ritmi di vita molto più elevati, fare tutto bene e più in fretta ("bene" in Cina non fanno niente, ma fra qualche anno...). Idee, valori e tradizioni antichissime morire pian piano. Bambini avere sulle spalle attenzioni e pressioni di quattro nonni e due genitori. Migranti neri di fuliggine venire a fare gli schiavi da regioni lontanissime. Inquinamento di aria e acqua a livelli mai raggiunti nella lunga storia del paese più popolato del mondo. Istruzione e sanità non più pubbliche e dai costi insopportabili. Ma il Partito dice che questa è la strada e tutti si devono allineare (e rassegnare, come sempre hanno fatto).
Magari però il singolo pechinese pensa che visto che la Cina è stata sempre agricola e povera inventarsi lo sviluppo economico in ventiquattro ore e lasciarlo correre a due cifre forse è un po' esagerato. Anche per rispetto degli antenati! E che cazzo! Magari un sviluppino più moderato, ad una sola cifra andava bene lo stesso no!?
"Stop that train..."