Monday, January 14, 2008

Ero da poco arrivato nella mia nuova università, tramonto, stavo andando ad una festa a casa di amici e mi ero fermato in uno di quei disordinati baracchini “in culo alla globalizzazione” dove vendono ancora bottiglie di birra a 20 centesimi di euro. Si affaccia un signore sui cinquant’anni
“Cinque bottiglie di birra”
“Subito”
“Niente sacchetto grazie, ho lo zaino”
“Bravo ragazzo… al tuo paese non usate così tanti sacchetti di plastica vero?!”
La domanda mi spiazza totalmente. “No… non saprei… non così tanti forse”
“Qui in Cina invece si sprecano troppi sacchetti di plastica”
Non serve un esperto per capire che aveva ragione il tipo. Nei supermercati, grandi o piccoli che siano, usano quantità devastanti di sacchetti. Alla cassa mi presento sempre con “Non ho bisogno del sacchetto” e il commesso che ha già pronta la busta in mano mi fa “Grazie”. Di che? Qualche giorno fa ho letto che il governo si prepara a vietare l’uso di sacchetti di plastica (immagino sarà per l’inizio delle olimpiadi… anzi, vado a colpo sicuro), visto che in Cina se ne usano tre miliardi al giorno. Tre miliardi. Quasi tre a testa. Calcolando che poi la qualità è scadente, che si rompono facilmente e che quelli piccoli sono impossibili da riutilizzare, immaginate di che straccia di inquinamento ambientale stiamo parlando. Per fortuna un po’ sensibilizzano sul tema, con dei poster appesi nei negozi e la foto della Terra stretta in un sacchetto di plastica. C’è anche un sito ma ve lo dico un’altra volta.

Lo spreco è la prima cosa che noti in un paese male sviluppato. Come l’Italia. Come la Cina. Qui una volta (cioè fino a qualche anno fa) non si sprecava niente, ora noto che il riciclo di carta, vetro e plastica non è più quello di prima. Prima quando in primavera ti sedevi a bere una birra all’aperto, fantasticando di terre lontane e donne con tre tette, avevi la vecchietta cinese con un sacco enorme che ti faceva la punta e non ti lasciava in pace finché non vuotavi la birra e le davi il vuoto. Ho assistito a molti casi di “tensione”, studenti stranieri esasperati dall’aggirarsi di pensionati e barboni cinesi pronti a fondarsi sulla tua bottiglia vuota, e qualcuno che, mosso più a frustrazione che a pietà, tirava fuori 10 renminbi (1 euro, trenta-quaranta volte il valore del vuoto a rendere) e la vecchietta di turno che ti guardava come a dire “Non li voglio, ho una dignità io” e tu che ribattevi senza proferire parola con una faccia “Ti capisco. Ma la mia dignità di bermi in pace una birra e fantasticare di terre lontane e donne con tre tette dove la mettiamo?!”. Ora la situazione è molto più calma, vedi più immondizia riciclabile in giro e meno gente che la ricicla. Il bagno del mio dormitorio è pieno di bottiglie di plastica e lattine di birra vuote, ma sembra che nessuna donna delle pulizie se le contenda più. E allo spreco non credere mai.

Cina fine anni novanta, “Ren Xiaoyao” 任逍遥 (ovvero “fai come minchia ti pare” secondo una mia libera interpretazione, che è anche titolo di una canzone presente nel film) di Jia Zhangke, un film da suicidarti mentre lo vedi, lento e monotono, ma maledettamente interessante per i malati del settore.

1 Comments:

At 7:05 PM, Blogger VersioniBeta said...

in Irlanda visti tutti i sacchetti plasticosi ai cigli delle strade che venivan brucati insieme all'erba dalle pecore, han piazzato il suddetto sacchetto a 25 centesimi (valore effettivo 0.5 centesimi) così la gente è più accorta.

 

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