Saturday, June 26, 2010

L'ultimo post (di questo anno accademico)

Ho appena regalato un frigorifero (mai usato peraltro) ad una studentessa russa e ho chiuso le ultime valigie. Sono pronto. Pronto per togliermi dalle scatole, allontanarmi da Pechino e dalla Cina per un po’, che sinceramente non ne posso più!

L’anno accademico è terminato e oggi mi masturbo il cervello per tirare le somme e analizzarle. È stato un anno densissimo, tra i più pesanti della mia vita. Carico di esperienze emotive, frustrazioni, malessere, disquisizioni filosofiche, masochismo intellettuale e senso di disadattamento. Nulla di nuovo, ma record per quantità e frequenza. Ma ne sono uscito vivo e soprattutto credo di aver imparato molto anche stavolta.

Da libertario, sogno una vita libera, autonoma e indipendente da quando a 14 anni sfogliavo atlanti e libri di geografia fantasticando di viaggiare. A 27 anni ho raggiunto il mio obiettivo: un anno di totale e completa autonomia, vivere libero a Pechino con il sostegno di una borsa di studio cinese e un tesserino da studente di dottorato in una delle università più prestigiose della Cina. Né classi né esami, né dio né famiglia, né fidanzate né figli da mantenere, né lavoro né cartellini da timbrare: libero! Completamente libero di organizzare la giornata come meglio credo, dormire il giorno e vivere di notte, libero di amministrare tutto e fare un po’ il cavolo che voglio.

Mai però mi sarei aspettato che tutta questa libertà ed autonomia mi complicasse così tanto la vita. In realtà c’è una cosa che dovrei fare (e motivo per il quale ho una borsa di studio): ricerca nel campo sociale. Penso di avercela messa tutta. Ma non sapevo fosse così difficile, piena di difficoltà e problemi. Soprattutto nei rapporti sociali. Certo, farsi i cazzi degli altri per mestiere (come gli scienziati sociali e i giornalisti fanno) non è ben visto dalla gente. E poi la fottuta METODOLOGIA, la stratificazione sociale, Marx, l’etica, le relazioni di potere… Un incubo!!

Mettici poi l’inverno pechinese. L’inverno pechinese non lo spieghi. O lo vivi o non puoi capire di cosa stiamo parlando. Quello di quest’anno poi, rigido come non mai. Sei mesi chiusi in casa a quindici gradi sotto zero. Non solleva l’umore. Il mondo fuori a lavorare, per te la giornata comincia alle tre di pomeriggio e sai che passerai le prossime dodici ore a guardare film impegnati di registi cinesi alcolizzati morti suicidi. E fumare. Poi arriva la primavera, dura una settimana e il caldo afoso estivo annichilisce le tue giornate. Tempo di tirare le somme: quante interviste ho fatto? Quanti libri collezionato? Che cosa ho trovato? Quali i miei contributi alla scienza?

Col senno di poi però, di quest’anno sottolineo almeno due cose positive, talmente positive che riportano il bilancio in attivo. La prima: a conti fatti, ho speso la maggior parte del tempo a conoscere gente e parlare e ascoltare. Gente di ogni tipo, dagli accademici agli altri dottorandi, dai lavoratori alle prostitute, dai giornalisti agli architetti, dalle cameriere ai registi, dai viaggiatori ai rivoluzionari di professione. Questo sì è grandioso! Ascoltare storie e raccontare le tue, scambiare e condividere idee, esperienze, opinioni. Non ho mai parlato e ascoltato così tanto come in questo anno. Non credo questo abbia proprio a che vedere con la mia ricerca: ma chissenefrega!
La seconda cosa: tra le tante persone che ho conosciuto e le tante amicizie che ho a Pechino, l’incontro con una ragazza lo scorso novembre è stata forse la cosa più bella ed esplosiva. Una persona alla quale devo molto, è stata (ed è) per me una sorella maggiore ed una professoressa, nonché compagna di sbronze e di periodi di malessere più intensi del solito. Abbiamo spesso toccato il fondo insieme, provando ogni volta a risalire insieme. E ci siamo spesso salvati il culo a vicenda.

Nonostante tutto, a questo settembre 2009-giugno 2010 pechinese do un bel 7! E non rimpiango nulla, anzi, come insegna la professoressa: “Ripeterei!”. Che è poi quello che credo scriveremo sulle nostre lapidi. Se mai ne avremo.

Ma ora è tempo di cambiare aria. Torno in Italia a rivedere la gente che porto sempre nel cuore e non solo, sfondarmi di panini al prosciutto e vino della casa, cominciare a scrivere la tesi e passare ore e ore a parlare con le tante persone che ho perso un po’ per strada. E spero di tornare a settembre a Pechino con la stessa energia con la quale sto partendo ora.

Buona estate gente, espero que lo pasais bien!

p.s. Per i lettori/trici “pechinesi” domenica sera dalle 8 in poi invito tutti/e per l’ultimo bicchiere in compagnia. Renmin University, di fronte al dormitorio per studenti stranieri. Portate chi volete, non bado a spese e ho già preso in affitto due ambulanze ed una eliambulanza :)