Saturday, July 03, 2010

Scusa, hai una sigaretta?

Messo piede nel vecchio stivale, mi sento già rinato. Energia e positività. Unica nota stonata, atterrato all'aeroporto di Fiumicino la prima faccia in cui mi sono imbattuto è stata quella di un asiatico. Probabilmente un cinese. Ma porca puttana! Dopo undici ore di volo e tre di scalo a Mosca la prima persona che becco in Italia è un cinese! Ironia della sorte.

Tornando da un anno di Cina (l'ennesimo, sigh!) le prime cose che credo noti un cinese a Roma sono principalmente due: 1) la presenza di strani personaggi (es: suore, gitani, punkabbestia, ...) 2) il fatto che tutti ti chiedano sigarette.

In Italia è la cosa più comune, che qualcuno ti chieda "Scusa, hai una sigaretta?". In Cina non esiste. Ognuno ha le sue e solitamente le offre agli altri. Ho già scritto molti post sul "rito" della sigaretta in Cina e lo status sociale ad esso legato.

Ma in Italia è diverso. "E' perché le sigarette in Italia costano tanto" penserà qualcuno. Forse. Ma ci dev'essere anche dell'altro. Ad esempio ieri sera ero seduto in un mini parco dove vanno i ragazzini a bere birra e fumare spinelli. Ero solo, la mia birra e il cellulare. In meno di venti minuti due ragazzi e una ragazza sono venuti da me col classico "Scusa, hai una sigaretta?". Mi veniva da rispondere: "No. Ma le vendono lì". Che suona orribile, ma ha senso. Hai bisogno di cicche, lì le vendono, vai a comprarle. Non erano ragazzini squattrinati, avevano belle macchine, vestiti di marca e una birra che costava il doppio della mia. Perché non le compri invece di perdere mezz'ora in giro ad elemosinare sigarette ai passanti!?

Dev'essere un rito della sigaretta anche questo. Un'abitudine, un modo di fare, qualcosa di consuetudinario e socialmente accettato: chiedere la sigaretta. Perché non si chiede "Scusa, hai un sorso di birra?" o "un pezzo di pizza?" o "un morso di panino?" o "un paio di mutande?". No, questo non si chiede. Perché non è un problema di soldi. E' un'abitudine, un rito, un passatempo: quello di chiedere sigarette.

Sigarette a parte, pur avendo percorso il tratto ferroviario Roma-Macerata un centinaio di volte negli ultimi dieci anni, per la prima volta in vita mia mi sono reso conto di come (tolti i centri urbani e industriali di città come Terni o Fabriano) sia tutto meravigliosamente verde. Verde di monti, colline e campagna. E, verso la fine, intuisci il mare all'orizzonte. Uno spettacolo vietato per chi vive a Pechino o nel nord della Cina in generale.

Affacciato al finestrino del treno, mi chiedevo cosa cazzo ci sia andato a fare io, a Pechino.

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