Sunday, February 27, 2011

Nulla doveva succedere, nulla è successo

Indeciso fino all'ultimo, alla fine sono andato anche io a dare un occhio in via Wangfujing, cuore commerciale di Pechino, a pochi passi dalla più nota piazza Tiananmen. Questo il posto designato nella capitale cinese per la supposta rivoluzione del gelsomino in Cina. Domenica pomeriggio, ore 14.00, di fronte al McDonald's.

Alle 13.15 calma piatta, molte persone a passeggio, agenti in divisa ai lati della strada, due pastori tedeschi con museruola e la temperatura che gironzola intorno agli zero gradi. Piano piano la via si è riempita di persone, in gran parte agenti in borghese. Diversi stranieri, molti armati di macchina fotografica, tutti lì e probabilmente non a caso.

Intorno alle 14.00 un po' di tensione è salita, gli agenti (in divisa e non) cercavano di bloccare l'accesso in via Wangfujing ai passanti, specie a quelli con macchina fotografica in bella vista. Proviamo ad entrare da una via laterale, osserviamo una ragazza cinese portata via da un poliziotto, poi un tipo in borghese che teneva ferma un'altra ragazza cinese; quando le siamo passati accanto la tipa ha detto ad alta voce "They took my passport!". Lo vedo amica mia, ma non credo di poter far molto.

Qualche passo più in giù è toccato a noi: un agente mi piomba addosso, spinge via me e due stranieri che erano con me, in inglese stentato ci dice di far silenzio e andarcene via perché non si può entrare a Wangfujing. Facciamo il giro e rientriamo da un'altra via laterale, siamo nei pressi del McDonald's, aria tesa ma sembrava più una partita di massa a guardie e ladri, una specie di nascondino. Agenti superagitati a controllare il traffico dei pedoni, alcuni stranieri fermati mostrano il passaporto, la stragrande maggioranza della gente fa finta di niente e osserva incuriosita nella speranza che "qualcosa" accada.

Noi ci chiudiamo in una libreria per una decina di minuti. Quando torno in strada saluto gli altri e mi dirigo verso l'uscita di via Wangfujing, direzione fermata metropolitana. Noto che gli agenti hanno sbarrato l'ingresso principale, molti cinesi sono bloccati dietro il nastro della polizia. In un modo o nell'altro le forze dell'ordine fanno capire che è ora di sgombrare l'area e ci spingono lontano da Wangfujing. Nei pressi della metropolitana molti curiosi si fermano per capire cosa sta succedendo, dei giornalisti svedesi fanno delle riprese e vengono fotografati coi cellulari dai passanti cinesi. Uno straniero mi chiede "What's going on?". Alcuni anziani cinesi cercano di passare il nastro, un agente li ferma e alla domanda "Perché?" lo sbirro taglia corto "Non so".

A quanto pare un camion con idrante è passato a fare piazza pulita dei pochi rimasti, la polizia invita la folla incuriosita a circolare, come nei fumetti di Topolino. Una triste pagliacciata dove agenti e attivisti/giornalisti/curiosi eran lì tutti insieme e tutti per lo stesso motivo, rincorrendosi l'un l'altro, rubando scatti di foto, tutto in silenzio, quasi come un gioco.

Su una popolazione di quindici e passa milioni di abitanti avere poche centinaia di persone in piazza (quasi tutti agenti in borghese e giornalisti stranieri) è ben lontano da ogni qualsivoglia idea di protesta o manifestazione. Né un fumogeno, né uno slogan, né una canzone, neanche un canto o uno striscione. E sembra che nel resto della Cina non sia andata molto meglio.

Qui la testimonianza di Simone Pieranni:
http://daily.wired.it/blog/made_in_china/ci-troverai-schierati-sui-gelsomini-cinesi.html

1 Comments:

At 8:55 PM, Blogger Massaccesi Daniele said...

http://edition.cnn.com/2011/WORLD/asiapcf/02/27/china.jasmine.protests/index.html

 

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