Wednesday, April 13, 2011

Navigare necesse est, vivere non est necesse

Finalmente un buon libro...

"Bastò forse un secondo, in cui ebbi coscienza di quel mio stato di impazienza, perché subito me ne vergognassi. Ecco, dissi irato con me stesso: tu compi sul più sicuro e piacevole dei transatlantici la più bella traversata, avendo a tua disposizione ogni agio della vita. Se la sera hai troppo freddo nella tua cabina, basta che tu prema un bottone perché l'aria si riscaldi; se la luce meridiana dell'equatore ti dà noia, con due passi sei nei saloni ventilati o poco più in là hai una piscina. A tavola puoi scegliere sulla lista di questo perfettissimo albergo natante ogni bibita o vivanda che più ti piaccia: tutto è pronto come per incantesimo, come recato a volo dagli angeli. Puoi goder la solitudine e la lettura, oppure trovare a bordo musica e compagnia quanta ne vuoi. Ti è data ogni comodità e insieme ogni sicurezza. Sai dove ti rechi, conosci quasi esattamente persino l'ora dell'arrivo, sei certo essere atteso da amici. [...] Paragona per un istante questo viaggio con quelli di un tempo, soprattutto con le prime spedizioni di quei temerari che scoprirono gli immensi mari e il mondo intero per noi, vergognati al loro confronto! Prova a immaginarli quando s'imbarcavano sui loro minuscoli velieri, spingendosi verso l'ignoto, ignari del percorso, perduti nell'infinità oceanica, sempre esposti ai pericoli, sempre in balia di ogni bufera o di ogni tormentoso disagio. Non luce la notte, nulla da bere fuorché l'acqua salmastra e tiepida delle botti o quella penosamente raccolta dalla pioggia, nulla da mangiare fuorché gallette rinsecchite e lardo salato e rancido; spesso erano anzi privi di ogni nutrimento per giorni e giorni. Non un letto per dormire, una camera per riposare: caldo feroce e gelo spietato, e in più la coscienza di esser soli, irrimediabilmente soli, nel deserto desolato delle acque. A casa nessuno sapeva per mesi e mesi, anzi per anni, dove essi fossero, essi medesimi ignoravano la meta. La sofferenza li accompagnava, la morte li circuiva in molteplici forme per terra e per mare, la minaccia di uomini ed elementi stava in agguato, la più spaventosa solitudine li ossessionava per mesi e per anni sulle loro miserabili imbarcazioni. [...] Bastò che io richiamassi alla memoria le prime spedizioni dei grandi esploratori perché sentissi acuta la mortificazione di esser stato impaziente."

Da "Magellano", di Stefan Zweig

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