Saturday, October 29, 2011

Tifo e ricerca: perché la domenica mi lasci sempre sola.

Ho conosciuto il calcio molto tardi. Intorno ai sette anni, durante i mondiali di Italia '90. Quelli di Totò Schillaci e delle "Notti magiche". Lo stadio e il tifo li conobbi dopo. Alle scuole medie. Quando i ragazzi più grandi il sabato, durante l'ora di ricreazione, venivano a dirci che "domani tutti allo stadio!". A tifare la Rata, ovviamente. Cioè la Società Sportiva Maceratese.
La Maceratese è stata la mia prima squadra del cuore. E lo è tuttora.

Negli anni novanta se avevi meno di quattordici anni allo stadio entravi gratis. Ed io andavo gratis a vedere la Maceratese in serie C2 e cantare cori contro la tifoseria avversaria. Allo stadio c'era politica. E c'era violenza. Si tiravano oggetti in campo. Specie durante i calci d'angolo. E si tiravano monetine in tribuna tifoseria avversaria tramite fionde. Erano gli anni novanta e gli stadi andavano a fuoco la domenica.

Tifavo anche l'Inter. E la tifo tuttora. Anche se di calcio non mi interesso più. Tifavo l'Inter perché il mio colore preferito era il blu. E perché all'Inter giocavano giocatori stranieri dai nomi troppo assurdi, tipo Matthäus, Klinsmann e Brehme.

Io tifo la Rata. E l'Internazionale di Trapattoni. Ed il Foggia di Zeman. Ed il Genoa di Scoglio. Ed il Brescia di Carletto Mazzone. Ed il Beijing Guoan perché a Pechino ho lasciato un pezzo di cuore. Ed il Cork City, neo classificato in Premier League della Repubblica d'Irlanda.

Fossi uno studente di antropologia, mi metterei subito a lavoro su una tesi intitolata "Perché mi lasci sempre lo sola: la domenica allo stadio".

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