Thursday, February 09, 2012

Diario di un prof: il senso estetico delle colleghe e la questione di gusti.

Sulla falsa riga di un blog ospitato nel sito di China Files (The Leftover of the day), riporto qui a libera frequenza le mie personali e quotidiane (dis)avventure nel dipartimento di studi orientali di un’università irlandese. Questi sono i racconti delle giornate di un docente italiano di cultura e società cinese alla University College Cork.


Ricollegandomi un poco anche a quanto scritto qualche post fa, vorrei aggiungere alcune righe al mio pensiero in tema di abbigliamento. Non presto troppa attenzione all’aspetto estetico altrui. Tuttavia mi sento schiavo, un po’ come tutti, del giudizio che creiamo quotidianamente nell’incontro estetico col ‘diverso’ e anche nell’incontro con ‘l’uguale’. Non noto se una tipa è stata ieri dal parrucchiere. Anche per questo sono un disastro con le donne. Ancora meno faccio caso all’abbigliamento femminile.

Orrore provai quando, per la prima volta in Cina, le mie colleghe di studio italiane esprimevano giudizi sul modo di vestire delle studentesse cinesi. Così diverso (Deo gratias!) ma così, ai loro occhi, poco femminile, poco sensuale, insipido, da sfigate. Ora, vero che solo le italiane al mondo sanno come vestirsi (nate e cresciute sulle passerelle dell’alta moda milanese, mica cazzi) ma trovavo quasi "razzista" ed "imperialista" per non dire "da borghesuccie piccole piccole" i loro commenti. Peggio ancora mi sentii quando due studenti stranieri (un sudamericano ed un africano che si atteggiavano ad americani yeah) pensavano di metter su un club nell’università per insegnare agli studenti cinesi come atteggiarsi e cosa vestire per essere fighi come gli occidentali. Sì, lo so, da vomitare. Eppure qualcuno l’ha fatto. E c’è anche riuscito.

Ecco.

Poi uno cresce, anche non volendo. E alla quasi vigilia dei mi trent’anni devo dire che anche io comincio a prestare attenzione all’abbigliamento femminile. E lo dico con rancore. Hanno vinto loro, borghesi del cazzo. Bisogna anche saper ammettere le proprie sconfitte. Se proprio devo dire la mia sul vestirsi femminile cinese, allora vi dico che in effetti qualche ‘progresso’ (mi perdonino) l’hanno fatto. In particolare, nel mio dipartimento ci sono due colleghe cinesi che vestono da fare invidia alla più grande maestra di moda italiana. Le guardo con ammirazione, dico davvero. Principesse del buon gusto. Delle gran fighe (per come si vestono, non per altro), se mi permettete il francesismo.

Quasi quasi due giri di ruota con le cinesi in questione me lo farei. Io ho a disposizione un set di jeans, maglioni, camicie e magliette che mi permettono di aver un abbinamento diverso settimanalmente. Cioè, il lunedì la giostra ricomincia, non ho altro da offrire a livello estetico. Ed invece le due donne cinesi in questione non le ho mai viste con lo stesso vestito. Sempre qualcosa di diverso. E ottima scelta dei colori. Campionesse dell’abbigliamento femminile.

Ma poi mi sono fermato a pensarci per due secondi… Pensa a starci insieme, con una tipa così. Al di là dello spreco di denaro (che, per chi lavora, significa ore di fatica remunerate in soldi) pensa solo allo spreco di tempo che passeresti ad aspettarle: per conciarti così significa che passi ore al bagno, di fronte ad uno specchio. E tu lì fuori che aspetti una che aspetta di fronte allo specchio. Dio, preferisco fare il monaco di clausura cazzo! Quanto tempo sprecato di fronte ad uno specchio, al bagno, in camera da letto, al mercato, al negozio d’abbigliamento.

Belle da vedere, le regine del buon gusto. Da accompagnare un po’ meno. Preferisco un collare borchiato ed essere trattato come un cane.

Questione di gusti, penserete voi.
Questione di gusti, penso anche io.

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