Thursday, August 30, 2012

Diario di un prof: piuttosto se li beva quei soldi.

Sta per ricominciare l'anno accademico e con esso riparte la mia vita professionale all'università di Cork.
Ho deciso di riprendere il mio "Diario di un prof" e raccontare le avventure e disavventure del vivere quotidiano tra queste quattro mura accademiche. Un po' per non annoiarmi troppo, un po' per annoiare voi e tenere qualche memoria per quando sarò più vecchio di quanto non lo sia già ora. Bene, ripartiamo...

Giornata stressante quella di oggi, cento riunioni a destra e a manca e mille piccole ma antipatiche cosuccie da sistemare.
Una di queste riunioni prevedeva la presenza degli studenti di lingua che stanno per andare all'estero per il loro anno di studi. Italia, Spagna, Germania, Francia o Cina, a seconda della lingua che hanno scelto come materia di studio. I miei studenti sono già partiti per la Cina, quindi partecipo alla riunione come ulteriore rappresentante del corpo docente. E soprattutto per imparare a diventare professore autonomo e factotum.
I colleghi più anziani illustano gli ultimi dettagli per il programma di studio e danno sentiti e informali consigli sulla vita da studenti all'estero. Mi è particolarmente piaciuto l'intervento di un docente di economia: "Ah, e come ultima cosa, cercate di non bere fino a vomitare. Siete irlandesei ed è quello che gli altri in Europa si aspettano da voi, comportarsi come alcolizzati: non date loro facili soddisfazioni". Bello. Commuovente. Da applauso. 

Ricordo quando io andai per la prima volta in Cina con una borsa di studio. Avevo 21 anni e la cresta spelacchiata. Due giorni prima della partenza, affrontai il temutissimo esame di filologia cinese. Il docente esaminatore era anche preside della facoltà, l'esame orale si dava direttamente nell'ufficio del preside. Ero talmente provato dall'esame che firmai il mio bel 26/30esimi con la mano che tremava. Da quell'istante pensai solo al mio volo per Pechino e alle feste da consumare con gli amici a Roma. Stavo per andarmene quando il preside mi fa "Ah, senta, lei sta per andare in Cina... so che alcuni suoi compagni sono già là... mi hanno detto che non gradiscono stare nei dormitori universitari e hanno deciso di affittarsi delle case fuori dal campus... mi dia retta, non faccia come loro, è solo uno spreco di denaro... piuttosto se li beva... quei soldi!". Al "piuttosto se li beva" mi bloccai sull'uscio della porta del suo ufficio, mi voltai per salutarlo con un sorriso "Sarà fatto prof!".

Poteva contarci e non delusi le sue aspettative. Un ottimo studente davvero. Modestamente.

Italia sveglia!



Da italiani, si sa, lamentarci è il nostro forte. Un marchio culturale, una pratica nazionale. Siam bravi a lamentarci, modestamente. E ce lo riconoscono. Specie in tempi di crisi a lamentarci siam diventati insuperabili, tanto da diventar quasi per antonomasia "Italia=lamentela".

Ogni tanto però sarebbe da svegliarsi anche un pochino, guardarsi in torno e capire dove e come rimboccarsi le maniche. Alla Bersani, ma meno fantozzianamente.

Guardate la figura in alto. Nella domanda ci si chiede dove miliardari cinesi mandino i propri figli a studiare all'estero. Il grafico illustra la risposta: Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia. E poi altri paesi di Europa, Oceania e Asia. L'Italia non compare neanche.

Capisco che un cinese preferisca imparare l'inglese piuttosto che l'italiano, capisco anche che preferisca vedersi riconosciuto un titolo di una università anglo-sassone piuttosto che di una italiana, ma farci fregare anche dalla Svizzera mi sembra eccessivo!
I figli dei miliardari cinesi sono miliardari anche loro. Cioè pieni di soldi e di vizi. Delle miniere d'oro che camminano. Non sarebbe male farli venire a studiare in Italia. Soldi, business, opportunità di lavoro, cash nelle tasche dello Stato e degli italiani. Se lo capisco io che di economia non capisco un cazzo allora possono arrivarci tutti.

Sarebbe forse ora di smetterla di lamentarci per i negozi cinesi in Italia e "importare" anche altri tipi di cinesi. Così, come fossero carne da macello. Così, come fossero cassaforti da svuotare invece che giovani da formare. Così, come il capitalismo globale insegna.

Wednesday, August 29, 2012

Chinese 'ant tribe' vs Western young people

"I can only admire the pride and determination of the young village Chinese who go through the harsh competitive system of Chinese education, and still find energies afterwards to continue the struggle in the 'Ants Nests'. I can’t avoid comparing with many in my own country who would just happily go back to live on their parents and enjoy a life of beach and clubbing."

Source: "Ant Tribe: Sociology with Chinese characteristics"

Urbanization: comparing India and China

"Is China more urban because it is richer, or is China richer because it has pursued urbanisation more vigorously? [...] The Chinese government appears to be saying to its rural folk: we promise you a manufacturing job, but you are not free. In contrast, India is telling its rural citizens: you are free to move, but we can’t promise you a job."

Source: "Moving to the city"
http://www.indianexpress.com/news/moving-to-the-city/991735/0

Prohibido...




"La educación sigue siendo lo mismo, una herramienta para formar trabajadores util al sistema y una herramienta util para que la cultura permanezca siempre igual, siempre se repita, lo cual es conservar la estructura actual de la sociedad"

Gines Del Castillo, Escuela de la Nueva Cultura La Cecilia (Argentina)

Fuente: "La Educación Prohibida"
http://www.youtube.com/watch?v=-1Y9OqSJKCc

Tuesday, August 28, 2012

失业、蚁族、社会竞争与生存奋斗





《学不好不如回家卖红薯》
"If you can't study well, you should go back home and sell sweet potato"

Source: "China: Broken Dreams. Despite the country's rapid economic growth, many young Chinese are growing disillusioned as they struggle to find jobs."
http://www.aljazeera.com/programmes/101east/2012/08/201282294320474807.html

Viva CL, viva la Madonna!

"Si va, quindi, a colpo sicuro da Radio Maria, almeno loro, un qualche canale privilegiato dovranno pur avercelo. Ma, anche lì, fra il sacro e il profano, la signora mi riempie di gadget, compilo pure il modulo per ricevere la relativa rivista a casa a nome di un amico noto nelle osterie per le sue bestemmie ritmate. La donna si raccomanda sul rosario, di darlo a mia madre (perché non a me?), ma mia mamma con quasi sessant’anni di cattolicesimo sa distinguere il bene dal male. Non rimane che indossarlo subito come fossi uno di Run-DMC, il mio compare alza il pugno ed urla in faccia alla signora: 'W la Madonna' e da quell’istante in poi tutto va male."

Tratto da "Meeting di Rimini: Ho visto la luce... Ma era troppo acceccante! Report senza freni da Luca Pakarov, nostro inviato al 'congresso' annuale di CL sulla Riviera Romagnola"
http://www.rollingstonemagazine.it/politica/notizie/meeting-di-rimini-ho-visto-la-luce/57057
 

Monday, August 27, 2012

I hope



"I hope this helps to emphasize
I hope this helps to clarify
I hope you die"

Bloodhound Gang, "I hope you die"

Sunday, August 26, 2012

Regional Park. Ballincollig, County Cork
















Abbasso la vostra morale, evviva Radio Alice!



"Quando vedo i ragazzi che vanno a bucarsi lì dietro a San Domenico è come se dicessero 'beh, piuttosto che vendere la mia vita per un salario la prendo e la butto giù dal quindicesimo piano'"


Dal film "Lavorare con lentezza" (2004), di Guido Chiesa.

Thursday, August 23, 2012

La rivoluzione di cui non ci parlano

"Il 12 dicembre del 2008, infatti, il neo presidente del governo dell’Ecuador Rafael Correa (pil intorno ai 50 miliardi di euro, pari a 30 volte di meno dell’Italia) dichiara ufficialmente in diretta televisiva in tutto il continente americano (l’Europa non ha mai trasmesso neppure un fotogramma e difficilmente si trova nella rete europea materiale visivo) di “aver deciso di cancellare il debito nazionale considerandolo immondo, perché immorale; hanno alterato la costituzione per opprimere il popolo raccontando il falso. Hanno fatto credere che ciò chè è Legge, cioè legittimo, è giusto. Non è così: da oggi in terra d’Ecuador vale il nuovo principio costituzionale per cui ciò che è giusto per la collettività allora diventa legittimo”.
Cifra del debito: 11 miliardi di euro. Il Fondo Monetario Internazionale fa cancellare l’Ecuador dal nòvero delle nazioni civili: non avrà mai più aiuti di nessun genere da nessuno “Il paese va isolato” dichiara Dominique Strauss Kahn, allora segretario del Fondo Monetario.. Il paese è in ginocchio. Il giorno dopo, Hugo Chavez annuncia ufficialmente che darà il proprio contributo dando petrolio e gas gratis all’Ecuador per dieci anni. Quattro ore più tardi, il presidente Lula annuncia in televisione che darà gratis 100 tonnellate al giorno di grano, riso, soya e frutta per nutrire la popolazione, finchè la nazione non si sarà ripresa. La sera, l’Argentina annuncia che darà il 3% della propria produzione di carne bovina di prima scelta gratis all’Ecuador per garantire la quantità di proteine per la popolazione. Il mattino dopo, in Bolivia, Evo Morales annuncia di aver legalizzato la cocaina considerandola produzione nazionale e bene collettivo. Tassa i produttori di foglie di coca e offre all’Ecuador un prestito di 5 miliardi di euro a tasso zero restituibile in dieci anni in 120 rate. Due giorni dopo, l’Ecuador denuncia la United Fruit Company e la Del Monte & Associates per “schiavismo e crimini contro l’umanità”, nazionalizza l’industria agricola delle banane (l’Ecuador è il primo produttore al mondi di banane) e lancia un piano nazionale di investimento di agricoltura biologica ecologica pura. Dieci giorni dopo, i verdi bavaresi, i verdi dello Schleswig Holstein, in Italia la Conad, e in Danimarca la Haagen Daaz, si dichiarano disponibili a firmare subito dei contratti decennali di acquisto della produzione di banane attraverso regolari tratte finanziarie pagate in euro che possono essere scontate subito alla borsa delle merci di Chicago."


Fonte:
http://www.iconicon.it/blog/2012/08/l%e2%80%99attacco-alla-repubblica-dell%e2%80%99ecuador-ecco-il-perche-di-londra/

Wednesday, August 22, 2012

Parola di ultrà

"Era uno spasso fare botte in campo [...] Quello che facevamo negli anni ottanta e novanta era meglio del sesso, di fronte a una bella bionda e a una rissa avrei subito scelto la seconda [...] Il calcio come gioco non conta granchè, a noi interessa fare gruppo, andare alle partite, sfottere, fare a pugni e difendere il territorio. Vogliamo divertirci"

Simon, hooligan della tifoseria organizzata Suicide Squad, della cittadina inglese di Burnley

Tratto dal documentario (che consiglio) "Discovery Channel - Ultras Nel Mondo - Curve Infuocate"

http://www.youtube.com/watch?v=NfCorvBijzU

Foreign Correspondents' Clubs in China Jointly Express Extreme Concern Over Abuse of Journalists

The Foreign Correspondents' Club of China, the Shanghai Foreign Correspondents' Club, and the Foreign Correspondents' Club, Hong Kong, are extremely concerned by a number of recent incidents in which international journalists have been threatened, harassed and even beaten while gathering news in China:
 
   On July 28th, a Shanghai based journalist from Japan's Asahi Shimbun was beaten by police in Nantong while covering a demonstration.  His equipment, worth several thousand dollars, was taken and has not been returned.
   On August 10th a reporter for Hong Kong's Asia Television was assaulted by plain clothes police outside a courthouse in Hefei as he filmed members of the public being arrested.
   On August 11th, in Henan province a television crew from ARD German television was attacked by a mob, accused of being spies and forcibly detained for 9 hours at a chemical factory before police escorted them to their vehicles.
   On August 13th two reporters from Poland and the United States reporting in Ordos were followed and intimidated by three cars and at least eight individuals in the middle of the night.
 
The FCCC, Shanghai FCC, and the FCC Hong Kong are alarmed by the nature and frequency of these incidents and the clear risk of serious physical harm to journalists merely carrying out their professional duties in China.
We are particularly concerned that a number of these incidents have involved members of the official security forces and associated elements.
We call on the authorities at all levels to ensure that journalists are protected from violence and intimidation.
 
Foreign Correspondents' Club of China
Foreign Correspondents' Club, Hong Kong
Shanghai Foreign Correspondents' Club
 

Tuesday, August 21, 2012

I casi della vita: riflessioni su internet e "privacy"

Oggi becco in chat un'amica cinese che non sentivo da più di un anno. E' una studentessa di italiano e opera lirica, una ragazza dell'est cinese che ho conosciuto negli ultimi mesi del mio lungo soggiorno in Cina. Una tipa sveglia, in gamba. Anche troppo.

"Avrei una cosa da chiederti", mi fa.
"Dimmi pure".
"Tu non avevi una fidanzata cinese?".
"Sì", le rispondo. Qualche storiella qua e là e una fidanzata cinese "ufficiale" l'ho avuta. Ma perché me lo chiede?!?!
"Ieri stavo leggendo in internet la storia di una ragazza cinese e del suo fidanzato italiano. C'è la tua foto sopra".
"Impossibile!". No, la tipa con la quale stavo non aveva mai messo mie foto in rete. Impossibile davvero. Eppure... per curiosità... "Dai, dammi la pagina, fammi vedere" le chiedo.

Apro la pagina. Ci sono tre foto. E sono le mie. La tipa che è in foto con me non è la mia ex fidanzata cinese, ma un'amica conosciuta in università. Due foto mie in post sbronza con un occhio nero e una di un bacio rubato in taxi.

"Cazzo, è vero, sono io..." le dico.
"Te l'avevo detto!" chiude la mia amica.

No, non che ci sia nulla di male... però mi ha dato molto da riflettere. Questa ragazza ha messo su delle nostre foto, risparmiando almeno di scrivere il mio nome. Nel post scrive di questa sua esperienza con un "fidanzato italiano", parla di "amore a prima vista", del desiderio, della prima volta. Boh. Non sono mai stato suo fidanzato e ancora meno innamorato. Solo affetto. Le voglio bene insomma, un'amica come tante altre.

Ho sempre usato il blog, facebook, twitter, le chat e gli altri social network con molta coscienza. Lo sappiamo tutti: ogni cosa che scrivi, dici o metti on-line di te diventa di pubblico dominio. Potenzialmente ci possono accedere tutti: i tuoi familiari, tua zia, tuo figlio, il tuo datore di lavoro, il tuo peggior nemico, la tua amante, la tua ex, il tipo che ti mette le corna con tua moglie, il compagno di classe di 30 anni fa, ecc...
Lo sappiamo tutti. E quindi internet non è il posto dove conservare i nostri segreti. Se scrivi qualcosa su internet è perché o lo vuoi far sapere o comunque sai che potenzialmente tutti lo sapranno. Insomma, se ho dei cazzi che non voglio far sapere, non li scrivo né nel blog né in internet in generale.

Molti anni fa, un mio amico mi disse: "Figo avere un blog e scriverci le tue cose. Io però non lo aprirei, perché non so come mi sentirei fra dieci anni a rileggere cose scritte adesso e la coscienza che anche gli altri le hanno lette". Aveva ragione, ma io decisi di correre il rischio, accettare la cosa. Mia mamma da una vita mi rompe le palle perché io moderi i contenuti e i messaggi che lascio nel blog, ricordandomi "lo legge anche... lo legge anche... lo legge anche....". "E 'sti cazzi!", penso io.

C'è poi il caso però dove sono altri a mettere on-line cose che non vorresti si vedessero/sapessero. Non è questo il caso, non mi interessa di stare in rete con questa tipa, anche se le cose che ha scritto non sono vere.
Cioè, il mio punto in tutto questo gran casino della rete e della privacy è molto semplice: il rischio non è tanto di far sapere cose tue personali in giro, ma che gli altri ti sputtanino in rete per screzio, contribuendo a fare di te una persona che non sei (nel bene o nel male!), creare cioè un falso personaggio, con tutto ciò che ne consegue (a livello anche legale o solo di relazioni personali o professionali, ecc...).

E' già abbastanza difficile essere "reali" e genuini nel mondo "reale", figuriamoci nel mondo "irreale" e fittizio della rete!

Monday, August 20, 2012

L'orrore negli occhi prima di andare a dormire


Il buio al termine della birra
una fredda stanza con soffitto
il divano nero
i miei piedi blu.
Un rapido sguardo
fuori dalla finestra accanto
la fioca luce del lampione
nuvole che informi si rincorrono.
Un brivido lungo la schiena
l’abbaiare del cane
voci di ubriachi insonni.
Il cielo nero di Cork
col sorriso che mette paura
e augura buonanotte.

“They tell us to stay calm, and they come dressed like that?!”






Un signor horror… una specie di “The Blair Witch Project” condensato in un palazzo, l’ansia di “Russian Ark” moltiplicata per dieci (luci e rumori non ti lasciano mai solo), violenza ma non troppa, sangue il giusto, gli insegnamenti di “Cannibal Holocaust” e qualche vecchia che cade per le scale. E della figa, che non guasta mai, neanche nei film horror.
Da vedere di notte, soli e al buio. Consigliatissimo.

“Quarantine” (2008), by John Erick Dowdle.

Vanitas vanitatum





Figo da essere talmente figo.
Talmente figo da aver pitturato una natura morta suicida.
Talmente figo da cucinarsi un polpaccio.
Talmente figo da bere camomilla, paprika e prezzemolo per contenere l’orgasmo.
Talmente figo da andare in coma etilico pur essendo astemio.
Talmente figo da preferire la noia all’uso di droghe pesanti.
Talmente figo da vedere cose e fare gente.
Talmente figo da morire a 33 anni per poi risorgere a 34.
Talmente figo da conoscere di persona San Canizio.
Talmente figo da creare ricchezza di mestiere.
Talmente figo da voler tornare a Berlino Est.
Talmente figo da visitare il castello di Cardiff in acquascooter.
Talmente figo da ossigenarsi le ascelle.
Talmente figo da sbiadire la sua figaggine.
Talmente figo da non avere fans né tredicenni ninfomani tra le palle.
Talmente figo da ascoltare il punk per attaccare da sinistra la Banda Bassotti.
Talmente figo da definirsi porno sessuale.
Talmente figo da presentarsi alle elezioni e votare per l’avversario.
Talmente figo da tatuarsi le ossa.
Talmente figo da chiudere un blog.
Talmente figo da festeggiare le nozze in obitorio.

Talmente figo da giocare a scacchi (e vincere) con la Vanità.
Talmente figo da dimenticare il passato per ricordare il presente. E negare il futuro.
Talmente.

Sunday, August 19, 2012

Welcome back, Cork!











Friday, August 17, 2012

Punk revolution cannot be put on trial: FREE PUSSY RIOT! Solidarity to Maria, Ekaterina, and Nadezhda! @

"Una vita che non si individua è una vita sprecata"

"Pochi individui hanno una storia, un destino, un volto, e sono gli ospiti televisivi: tutti gli altri già a quindici anni avranno solo mutande firmate da mostrare su e giù per la Tuscolana e un cuore pieno di desolazione e di impotenza."


Da "I jeans a vita bassa delle quindicenni", di Marco Lodoli
http://www.repubblica.it/2004/j/sezioni/cronaca/avezzano/jeanslodoli/jeanslodoli.html

(usato come testo nella prova di ammissione al tirocinio formativo attivo per la classe di lingua e civiltà cinese lo scorso 19 luglio)

Memorie di un viaggio durato troppo poco...










Tuesday, August 14, 2012

Finite le vacanze, torniamo a fare sinologia cazzo: in memoria di Yoshie Shiratori





Nel 1979 moriva in Giappone all'età di settantadue anni Yoshie Shiratori. Pluriomicida, condannato a varie pene, ha passato in carcere gran parte della sua vita. Il nome di Yoshie entra nella storia per essere evaso quattro volte da svariate patrie galere. Una sorta di Cagliostro in versione moderna e orientale.

La cosa simpatica è che il suo nome in giapponese si scrive 白鳥 由栄. Io non conosco i kanji a sufficienza, ma in cinese i caratteri della parola 白由 sono simili a quelli di 自由, che significa "libertà".

Quando si dice i casi della vita...

Di quel viaggio in America Centrale (VIII): di come andò poi a finire...



A dire la verità, motivo principale di questo breve viaggio in America Centrale non è stata tanto la voglia di zaino in spalla (ho una certa età), il bisogno di fuga dall'Italia (l'estate maceratese mi va a genio) o le bellezze che questa parte del mondo offre. No. E' stato soprattutto il desiderio di rivedere e passare del tempo con amici che non vedevo da anni a muovere i miei passi in questa direzione.

Da questo punto di vista, questo viaggio tra Nicaragua, Costa Rica e Panama è stato un piacere immenso. Di più: il più bel regalo che potessi regalarmi per i miei trent'anni.

A Panama City ho riabbracciato F., amico d'infanzia e d'adolescenza, che non vedevo da ben 12 anni. Ho condiviso con lui giornate intense, entrando nelle sua vita quotidiana e col pensiero costante "Cazzo hai fatto negli ultimi 12 anni? E io?". Sua madre mi ha trattato come un figlio. E così questa ultima settimana è corsa via troppo velocemente. Mangiando come un ippopotamo, bevendo come uno scrittore, girovagando il più possibile, lasciando cervello e cuore correre a più non posso.

Si sa, la vita è un po' così.

L'ultimo giorno anche V. ci ha raggiunti a Panama. Li ho salutati all'aeroporto (le cose belle iniziano e finiscono, devono avere una fine, altrimenti sono menzognere, come il Paradiso), ognuno a tornare alla sua vita. Due aerei, un pullman e una trentina di ore mi hanno riportato alla mia vita professionale e alla mia realtà più attuale: quella universitaria a Cork. Un oceano (quello Atlantico) mi divide dai ricordi e dagli affetti degli ultimi giorni. Ma altri affetti e nuovi ricordi ho trovato e mi aspettano qui in Irlanda.

Per il momento, "siamo messi talmente male che R. mi ha subaffittato anche le scarpe".

Ecco. Si sa, la vita è un po' così.

Buon ferragosto e buon fine estate a tutt* 

Penonomé: la finca, el rio, el vivavio y la naturaleza...