Wednesday, December 05, 2012

Diario di un prof: classe, genere, etnia


Siamo vicini alla fine del trimestre, comincio a tirare le somme e spingere le sottrazioni.

Tra i corsi che più mi piace tenere c’è sempre quello di “classe, genere ed etnia nella Cina contemporanea”. Un vero spasso, perché ha molto a che vedere col mio lavoro per la tesi di dottorato e inoltre coinvolge gli studenti (quelli dell’ultimo anno) in tematiche a loro in qualche modo vicine.

Parto con una introduzione teorica generale (teoria di genere, sex studies, Marx, Weber, stratificazione sociale in Cina, ecc…) per poi andare a toccare la polpa del corso (ruolo delle donne, industria del sesso, migrazione, nuova classe media, ecc…) e infine concludo provando a collegare le tre aree della classe, del genere e della provenienza etnica.

E allora dico, ad esempio, che alla Foxconn di Dongguan i prodotti Apple li assemblano giovani cinesi che vengono dalle zone interne e rurali ma li comprano i figli dei ricchi a Londra, Mosca e New York. A dieci volte il costo mensile del lavoro usato per produrlo. 
O che le operatrici del sesso negli alberghi di Chongqing sono quasi sempre giovani donne che vengono dalle campagne e che hanno un prezzo diverso anche in base al gruppo etnico di provenienza (han, mongole, uigure, tibetane, russe, malesi, ecc…).

Ok, ma Dongguan e Chongqing stanno in Cina e la Cina è lontana. Serve un esempio più semplice, più vicino, più concreto. Ecco: andate nei locali dell’università, nelle aule, in biblioteca, a mensa, nei bagni e chiedetevi come mai gli addetti ai lavori di pulizia o sono africani o sono donne e parlano polacco... 

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