Friday, March 15, 2013

Quell'oro è finto: contro il mito scandinavo.

Mi capita spesso di leggere e sentire discorsi sui paesi nordici. Del loro petrolio. Del loro Stato sociale. Delle condizioni di vita. Dei loro salari e delle loro pensione. Ne parlavo ieri sera a cena con delle colleghe cinesi. E ne leggo oggi sull'Economist.

Ok, Norvegia, Svezia, Finlandia e Danimarca sono le nazioni più in salute non solo d'Europa ma del mondo. Ok, hanno il welfare scandinavo è famoso a livello globale come la pizza per l'Italia. Ok, lassù non esistono dinamiche di corruzione o umiliazione nel mercato del lavoro come nel resto d'Europa. Ok.

Ma ci siete mai andati in Scandinavia? Siete mai andati più a nord di Bolzano? Più a nord di Berlino?
Anni fa ho viaggiato per una settimana in Svezia. Ho visitato Copenaghen. Ho fumato una sigaretta fuori dall'aeroporto di Helsinki. Non ho mai messo piede in Norvegia, purtroppo. La domanda è semplice e la risposta lascia capire perfettamente il succo del mio discorso: ma voi ci vivreste lassù?

Parte del territorio scandinavo rientra nel Circolo Polare Artico. Avete presente? No? Traduco: ghiaccio per quasi tutto l'anno. Sono terre sotto-popolate, per questo in linea di massima accolgono a braccia aperte i profughi dai paesi d'Africa e d'Asia, inclusi noi morti di fame dell'Europa meridionale e orientale. La popolazione è vecchia. Il tasso di suicidi è altissimo. Non vedono mai la luce del sole. Per questo molti sono depressi, per questo molti hanno la pelle bianca come quella dei cadaveri. Sono già morti. Non è vita. E' sopravvivenza basata sui benefici passati dallo Stato per pagarti il riscaldamento a casa, la birra al pub e la sauna di domenica. E poi da qualche parte dovremmo anche inserire l'alcolismo, l'intolleranza razziale, il fenomeno Breivik o le stragi nei campus universitari sul modello americano. Con tutto il rispetto per gli amici scandinavi, ma ve la immaginate la faccia di un vietnamita, di un nigeriano o di un siciliano che vive in pianta stabile con moglie e figli a Trondheim o a Rovaniemi?! Probabilmente è più sereno e felice un immigrato cinese del Zhejiang che lavora in un laboratorio clandestino alle porte di Prato.

Signori, la qualità della vita è importante, non si vive di solo pane, "vogliamo il pane ma vogliamo anche le rose!" Come puoi sorridere quando ti alzi la mattina col cielo grigio, il freddo bestia, la pioggia a non finire, la proverbiale chiusura e freddezza delle popolazioni nordiche che contraddistinguono queste zone del mondo?

Certo, per fare questo tipo di discorso bisogna prima avere lo stomaco pieno. Per questo credo che ogni Stato dovrebbe garantire il minimo indispensabile per vivere ad ogni suo cittadino: casa, alimenti, istruzione, sanità, pensione. Questo per me è il vero e unico significato di Socialismo. E forse da questo punto di vista i nordici sono riusciti a trovare un ottimo bilanciamento tra Stato e mercato, tra socialismo e capitalismo. Però mancano le rose. Manca il sale della vita, la gioia di vivere. Per questo il loro oro è finto.

Magari una persona nata e cresciuta lassù è abituata al clima ostile, al sussurrare inquietante del vento, al silenzio dei laghi, alla solitudine. Ma provaci tu, italiano o brasiliano o tailandese, a vivere da quelle parti! Anche se ti pagano 3000 euro al mese per fare panini ai fast food o 5000 euro al mese per fare l'impiegato in ufficio. Provaci tu a vivere dove la luce del sole è negata da Dio!

Una volta tanto, io, mi terrei stretto il nostro Mediterraneo. Il loro oro è finto.

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