Tuesday, April 16, 2013

10 aprile: 社会主义好,做研究好

La ragazza che mi sta ospitando oramai è entrata nella “mia” ricerca in pieno. Siamo una squadra, praticamente. Il suo letto è diventato il nostro ufficio. Con tanto di posacenere, tre computer portatili, quattro cellulari, libri aperti e caramelle alla noce di cocco. È appassionata a quello che faccio. Ha messo da parte il suo lavoro, si dedica a me e a questo progetto tirato fuori da un cilindro assieme ad un coniglio bianco strafatto di lsd. No, seriamente. La ricerca ti sfianca, ti snerva, ti riduce in mutande... ma è una figata. Specie se non hai altre scocciature tra le palle. Specie se riesci a calibrare spazio e tempo secondo le tue necessità. Cercare persone da intervistare tra un salto in biblioteca, una passeggiata al parco, una telefonata importante, una birra fresca per schiarirti le idee. Pianificare i viaggi di fare, le persone da contattare, il tuo ordine delle cose da seguire. Meglio se non hai scadenze o altre pressioni. In libertà, insomma. E questa tipa che ci sta dentro più di me. A volte se ne esce con consigli e idee che sono per me di grande aiuto, proprio della serie “come ho fatto a non pensarci prima!?”. Chiavi che aprono porte che portano a porte chiuse da sfondare per trovare altre porte oltre ad esse.

Si chiama ricerca, e fatta in libertà mi piace e stimola un casino.

Per ora, la cosa più interessante (leggi “shockante”) che ho sentito durante le interviste è che quando chiedi a una prostituta “sei mai stata stuprata?” lei per rispondere ci pensa qualche secondo con lo sguardo perso e poi fa “beh, immagino di sì”. Come chiedere a Paolo Villaggio se si è mai fatto una canna e lui “beh, forse, sì, da giovane, non ricordo”…

Ne deduco che la percezione di stupro cambi fortemente da paese a paese, e per molte donne a questo mondo lo stupro è solo un’altra fastidiosa formalità del vivere quotidiano. Ok, non una grande scoperta, ma a sentirselo dire in faccia è tutta un’altra storia…

 

 

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