Wednesday, April 24, 2013

21 aprile: ma va bene così

E mentre la terra torna a tremare nel Sichuan, rieccomi in una stazione dei treni cinese. Sala di attesa, cartelli che vietano di fumare ovunque e ovunque uomini che fumano. Non serve avere sigarette per fumare. Sempre troppo avanti, i cinesi.


E così ho concluso questa prima parte del mio ritorno in Cina. Prossima destinazione Canton. E poi, finalmente, Pechino! Fatto la valigia, salutati abbondantemente gli amici, con tanto di folle festa e una sbronza da ricordare per un bel po’…

Tornare a casa a un’ora imprecisata della notte, non sai chi ti abbia messo su quel taxi ma sai che mancano centotrenta metri all’ingresso di casa: puoi farcela! Lo stile a zig zag conferma il tuo stato di confusione fisica e mentale, la capocciata in piena faccia col palo della luce non è sufficiente a rimetterti in sesto. Improvvisamente baaaam!, una tenera pomiciata con l’asfalto a ricordarti che la strada è una compagna, la strada è di sinistra, la strada è l’unica maestra. Ti rialzi cercando di capire la direzione da prendere, luci e fari abbaglianti, qualche passo e baaaam!, un’altra volta, a ricordarti la terza legge di Yeltsin, secondo la quale il numero di ubriachi investiti è direttamente proporzionale al numero delle macchine presenti in carreggiata. Per qualche miracolo di cui la scienza non riesce a fornire una spiegazione, riesci a infilarti in ascensore e premere il tasto “17”: potresti tranquillamente addormentarti appoggiato allo specchio ma le gambe cedono e la porta dell’ascensore si apre… Un’ora e venti per infilare le chiavi, tre secondi netti per sfilarti le scarpe e saltare sul letto, lei mormora qualcosa ma tu sei troppo stanco per prestarle attenzione. Ti svegli qualche ora dopo, alle due di pomeriggio, con lei che urla incazzata nera perché non ti sei degnato neanche di toglierti i pantaloni e il giubbetto. E io che mi ero anche tolto le scarpe, ingrata! Col mal di testa e l’alito di fogna cerchi un profilattico (anche usato, non mi sembra sia il caso di soffermarsi ora su questi dettagli) perché venti minuti d’amore sistemano tante cose. Poi una doccia e la stazione dei treni.

Dai che va bene così…