Wednesday, July 31, 2013

Flirting Bologna


Tuesday, July 30, 2013

"All'università di Bologna / nell'aula magna", auguri dott.ssa Alelì!






Monday, July 29, 2013

Il soldato Priebke

Il signor Erich Priebke oggi compie 100 anni. Sono tanti, 100 anni. Ma sono meno di un terzo delle vittime delle Fosse Ardeatine, di cui è direttamente responsabile. 335 persone a cui ha tolto la vita, negato il futuro. Non li ha fatti arrivare a 100 anni, il criminale di guerra Erich Priebke.

Condannato all'ergastolo dallo Stato italiano dopo quasi cinquant'anni di nascondiglio in Argentina, oggi sconta la pena agli arresti domiciliari. A Roma.

Si è difeso sostenendo di aver semplicemente "eseguito un ordine". Eseguire un ordine. Probabilmente anche i comandanti nei campi di sterminio stavano solo eseguendo un ordine quando gasavo i detenuti ebrei. Probabilmente anche il pilota americano stava solo eseguendo un ordine quando sganciò l'atomica su Hiroshima. Probabilmente anche quel boia stava solo eseguendo un ordine quando lasciò partire la scossa elettrica che uccise gli innocenti Sacco e Vanzetti. Probabilmente anche i militari statunitensi che distrussero il Vietnam a suon di napalm stavano solo eseguendo un ordine. Probabilmente anche i celerini italiani stavano solo eseguendo un ordine quando massacrarono quei giovani chiusi alla Diaz durante il G8 a Genova.
Si tratta solo di eseguire ordini.

Le gerarchie militari mi danno il voltastomaco. Il militarismo è una vergogna umana, così come lo è la guerra. Aveva ragione quel tale che diceva "L'uomo finisce dove inizia il soldato".

Priebke boia!

Un sorso d'Irlanda nelle Marche: succede anche questo.

Succede anche di venire portati ad una festa di paese all'una di notte, ubriacarsi di vino cotto, andare a dormire a casa di un'amica in piena campagna e in compagnia di un simpatico coniglio. Anzi, di una coniglia. Alla quale hanno dato il nome di una famosa marca di whisky irlandese.
Eh sì, succede anche questo.

Da sapere: il coniglio è un ottimo animale da compagnia. Non rompe particolarmente le scatole, muove continuamente il musetto, gironzola qua e là e ha la peculiare caratteristica di mangiare più volte i suoi escrementi al fine di assorbirne tutte le sostanze nutritive. Ottima cosa: lotta alla fame nel mondo!

Sunday, July 28, 2013

Situa(disloca)tions

Spiaggia di Civitanova Marche, nei pressi del molo. Un bambino ha appena terminato di fare un castello di sabbia. Orgoglioso dell'opera, si alza in piedi, chiama a gran voce la mamma e indicando il mucchio di sabbia le fa: "Mamma guarda! Questa è la mia amica!".
Un vero artista.


Strada provinciale che da Porto Potenza Picena porta a Macerata. Paesaggio collinare, il colore dei campi, casolari di campagna. A lato della strada, appena fuori da un grossa casa, tre anziani sono seduti su un enorme divano bianco, giallo e blu, intenti a parlare e bere vino rosso. Un divano del settecento che lo vedresti bene in una villa della Loira. E invece no: fuori da un casolare sulla strada che da Porto Potenza Picena porta a Macerata.
Dei veri contadini.


Mare di Civitanova Marche, intento a fare il bagno con il figlio di alcuni miei amici. Tre anni di età. Mi chiede chi ha messo il sale nel mare. La domanda mi spiazza, ma nozioni di scienze naturali apprese in seconda elementare mi tornano improvvisamente utili. Spiego: "nessuno. Il sale lo portano i fiumi, lo prendono dalle rocce in montagna e poi lo portano fino a quando sfociano nel mare". Il bambino sorride, credo di averlo convinto.
Sono soddisfazioni immense.

La bella autostoppista

Fine settimana più caldo dell'estate. Sono le sei di pomeriggio e sto percorrendo in auto una delle strade statali che dall'Appennino portano a Macerata. Lungo il rettilineo noto una donna al lato della strada fare autostop. Le auto davanti a me tirano dritto, dunque sta a me fermarmi e darle un passaggio.

Rallento l'andatura, freccia a destra, abbasso la musica. Il finestrino è già abbassato. La donna viene verso l'auto, avrà una cinquantina d'anni, i capelli neri raccolti a coda e sta parlando al cellulare con qualcuno. Ha anche le braccia piene di cicatrici e scottature, il sorriso in bocca, l'occhio spento e le dita gonfie tipiche di chi probabilmente ha problemi di tossicodipendenza o alcolismo. Mentre penso "speriamo che non mi crei casini a bordo" le faccio:

"Da che parti vai?"
"Da nessuna parte..."
Resto confuso. La tipa si appoggia col gomito sul finestrino abbassato e continua:
"Non è che hai voglia di fare l'amore?"
Sempre più confuso: "... veramente no"
"Mi servono soldi"
"Mi sa che non ti posso aiutare..."

Lei torna al cellulare, io parto e dallo specchietto la osservo rimettersi a fare autostop. 
Forse non ha cinquant'anni. Forse una decina di meno.   

Donne e dolori, gioie e motori





Stavamo andando al concerto dei Punkreas e aleggiava una spensieratezza tale da prender su anche un autostoppista. Il motore dell’auto pensò però bene di lasciarci a piedi lungo la superstrada.
Grasse risate, though.

Friday, July 26, 2013

Spiagge e colori


Nelle spiagge marchigiane trovi due tipi di persone: chi è in giro a vendere cose e chi è sdraiato in spiaggia a prendere il sole (o farsi il bagno). Ciò che distingue i due tipi di persone è il colore della pelle... Curioso. Alcune ipotesi:

1) Dio ha deciso mestiere e stile di vita degli esseri umani in base al loro colore della pelle;

2) Dio ha deciso il colore della pelle degli esseri umani in base al loro mestiere e stile di vita;

3) a quelli con la pelle scura non piace sdraiarsi in spiaggia o fare il bagno;

4) a quelli con la pelle chiara non piace vendere cose in spiaggia;

5) quelli con la pelle chiara sono dei nullafacenti perditempo, mentre quelli con la pelle nera sono dei cavalieri del lavoro; 

6) il colore della pelle come discriminante è solo un puro caso;

7) altro (qualche suggerimento?!?)

Thursday, July 25, 2013

"Rotte migranti": mostra fotografica a Macerata




"Rotte Migranti: un viaggio diverso dagli altri". Organizzato dal Centro Informazione ed Educazione allo Sviluppo (CIES, Roma) e il Gruppo Umana Solidarietà (GUS, Macerata)

Luogo: Antichi Forni - Piaggia della Torre, 4 - 62100 Macerata.
L’ingresso alla mostra è gratuito.


Per maggiori info:

http://www.gusitalia.it/

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=398299733608304&set=a.248986598539619.47486.246902698748009&type=1&ref=nf



Discodellamente



2 agosto, Parco Fonte Scodella (Macerata)

Dal tramonto all'alba, elettro-tekno-nicamente

Wednesday, July 24, 2013

Finirà con i saluti.


È finita con una festa a sorpresa. Con la torta in faccia, con tanta birra, le Converse appese al chiodo, in allegria e con un pizzico di degenero (come sempre). Così è finita.

È finita con i saluti in Facoltà. Con lo scambio di regali, affettuosi abbracci, “è stato un piacere lavorare con te”, con le strette di mano e le pacche sulle spalle. Con il vedere la preside commossa, la mia mentore, la mia collaboratrice, la donna che tanta fiducia mi ha dato negli ultimi due anni. “La fiducia solo a chi se la merita”, mi ha detto. Non poteva non partire una lacrima in discesa libera. Con i “restiamo in contatto!” e i “vengo a trovarti in Italia”. Con gli in bocca al lupo, gli “un’ultima bevuta insieme?”, una cornice per ricordo e una lettera di messaggi firmati dai miei colleghi e dottorandi.

È finita inchiavando per l’ultima volta il mio ufficio e consegnare le chiavi in segreteria. Con l’ultimo pasto nella mensa degli studenti, con un braccialetto regalatomi da un’amica cinese. Con l’ultima visita in biblioteca e l’ultima sigaretta nel campus. Per poi lasciare sbadatamente e miseramente il pacchetto sulla panchina. Segno evidente che prima o poi dovrò tornare.

È finita con la neo dottorata la cui discussione di tesi ho presieduto ieri, e alla quale con grande gioia abbiamo assegnato il massimo dei voti. È finita con “posso accompagnarti alla stazione? Volevo fare due chiacchiere con te” e con una passeggiata parlando degli esami ai quali la vita ogni giorno ci sottopone. Fantasticando su cosa il futuro abbia in serbo per noi, le ansie per il lavoro, le relazioni sentimentali e tutte queste menate qua. È finita rollandole e facendole fumare una sigaretta, lei che, trentenne e appena neo dottorata, una cicca non l’aveva mai fumata.

È finita con un pullman per Dublino, a riabbriacciare un’amica e finire gli ultimi soldi in birra scura. La notte in aeroporto e un volo che mi porterà, finalmente, in Italia.

Ciao Irlanda! Alta la pinta, porterò sempre un ricordo verde e freschissimo di te: sláinte! 

Viva Mazzini, viva Garibaldi, viva la rivoluzione!



"Noi credevamo" (2010), di Mario Martone.

Tessile...



I nostri nonni hanno accumulato, i nostri padri hanno mantenuto e noi abbiamo sperperato. E poi i cinesi a Prato.

"Cenci in Cina" (2009), di Marco Limberti. 

Rasta e torte in faccia: goodbye lads!








Tuesday, July 23, 2013

Leaving party

Io se mi sposi...

Se mi sposi credo ancora alle rovesciate di Bonimba.
Se mi sposi domani per prima cosa brindo.
Se mi sposi domani neanche mi sveglio.
Se mi sposi domani resto in mutande.
Se domani mi sposi io...
Se mi sposi non scherzo più.
Se mi sposi Prozac più.

Se mi sposi andiamo a Gibilterra.
Scrivo un libro.
Facciamo un bambino.
E lo chiamiamo Gibilterra.
Se mi sposi chiudo il blog.
Se mi sposi i tuoi occhi non me li dimentico.
Per te andrei anche a lavorare.

Se mi sposi io...
Giocherei a freccette con tuo padre.
In disco con tuo nonno.
La mazurca con tua madre.
A spasso col tuo cane.
Se mi sposi mi sposo anche il tuo cane.
Il tuo gatto.
Il pesce.
Il gambero.

Se mi sposi ti dico un segreto.
Se mi sposi ti parlo in cinese.
Se mi sposi andiamo al bar.
Se mi sposi giochiamo alle birrette.
Se mi sposi giocherei all'infinito coi tuoi boccoli.
Coi tuoi capezzoli.
Col tuo odio verso le soste in doppia fila.
Col tuo odio per i bauscia.
Con la tua "r" moscia.
Con la "s" impura.

Se mi sposi io smetto di scrivere.
Apro un bar.
Un ristorante.
Un'impresa.
Uno Stato.
Un call-center sulla Luna.
Se mio sposi ti compro la Luna.

Se mi sposi io torno da te e ci resto.
Smetto di fumare.
Smetto con le seghe.
E le pere.
Smetto di smettere.
Se mi sposi io mi abbandono in autostrada.
Ti porto allo Sferisterio.
In giacca, cravatta e Converse.

Se mi sposi ti porto in collina.
Al mare.
In montagna.
In campagna.
Al sole.
All'asciutto.
Controcorrente.

Se mi sposi qui smette di piovere.
Torna il sole.
E andiamo al lago.
Se mi sposi ti regalo un rasta.
Se mi sposi ti corteggio.
Se mi sposi divorzio.
Se mi sposi mollo la Rata.
Se mi sposi lascio gli amici in cantina.
Se mi sposi ti porto in moto
in vespa
sul trattore
in barca
a mano.
Se mi sposi mi lavo.
Mi faccio la barba.
E le ascelle.

Se mi sposi...
lo scrivo in prima pagina su Repubblica.
Se mi sposi mi accarezzo
con qualcosa di contundente.
Se mi sposi ti invito al party.
Se mi sposi...
eddai, sposami!
Senza pensarci troppo.
Non bisogna pensarci troppo.
Se mi sposi ti penso.
Se ci pensi non mi sposi.
Non mi sposare.
Ti voglio bene lo stesso.


How slow is the slow food?
Life is so transparent,
so is my mind today.
Certo che ce n'è di gente strana in giro... 

Il teatro dell'ovvio

(Il Papa è arrivato in Brasile.
E' nato il royal baby, è maschio.
Io piuttosto...)

Piuttosto un piatto di insalata a secco senza dessert al seguito di.
Di te che respiri solo a sospiri.

Le ore corrono. Sfuggono. Quanto dura un'ora?
Un minuto?
Un secondo?
Quando suona la sveglia. Quanto dura una sveglia.
Ricordati di mettere la sveglia prima che si svegli. La sveglia.

Possa il vento di Libeccio popparti a poppa,
Orione seguirti come un'ombra,
Caronte non perderti mai di vista.

Possa un fiume portarti a destinazione,
un dirupo farti perdere ogni speranza,
una grandine svegliarti presto la mattina.

Possa un gelato illuminarti la giornata,
un geco solitario bisbigliarti all'orecchio,
un muflone rincorrerti nei campi.

Possano queste parole arrivarti,
e tenerti compagnia
mentre vaghi
errabonda
tra gli oceani
in tempesta.

Sunday, July 21, 2013

Spazio e nostalgia


“Se vi è una nostalgia aggrappata allo spazio, e se lo spazio in fondo è un luogo di nostalgia, come se ne fa esperienza in ogni spostamento, è perché si tratta di uno spazio vivo, di uno spazio concreto, qualitativamente ed emozionalmente, addirittura passionalmente distinto. ‘La geometria non ha niente a che vedere con la nostalgia’, ha detto Vladimir Jankélévitch.”

Tratto da “Immigrazione o i paradossi dell’alterità”, di Abdelmalek Sayad. 

Saturday, July 20, 2013

Cum laude. E grazie per avermi fatto emozionare...

















Saturday, July 13, 2013

Il ritorno in Italia e l'errore su Dylan Dog



Notte in aeroporto, atterraggio a Pisa. Il sol leone italiano. La gioia di incontrare mia cugina, una passeggiata per il centro della cittadina toscana, due passi anche all'università a riabbracciare un amico, poi Piazza dei miracoli tanto per ricordarmi di essere in Italia (mica cazzi!) e arrivo in una stazione dei bus assolata, piena di turisti biondi e ragazzi neri a vendere loro braccialetti e minchiate simili. In Irlanda non ci sono i "vucumprà" e la scena mi ha messo un po' di tristezza (esiste un termine politicamente corretto per indicare i "vucumprà"? "Venditore ambulante di origine africana" mi sembra ancora meno politicamente corretto...).
Mi faccio prendere dalla voglia di shopping anche io: una Peroni gelata, il Manifesto e l'ultimo numero di Dylan Dog. Tanto per non annoiarmi nelle sei ore di pullman che dividono Pisa da Macerata.

Nel fumetto in questione, credo però che ci sia un errore. Dylan Dog n.322 "Il pianto della Banshee", testi di Gualdoni, disegni di Roi, ambientato in Irlanda e liberamente ispirato alle sue folcloristiche leggende. A pagina 45 due bambini stanno giocando vicino ad un vecchio castello, quand'ecco spuntare fuori un serpente. Un serpente? Non ci sono serpenti in Irlanda! La leggenda vuole che sia stato San Patrizio a cacciarli dalla verde isola, secondo la scienza invece in Irlanda i serpenti non hanno mai "messo piede".
Va bene, non succede niente, a Dylan Dog permettiamo questo e altro.
Va bene Gualdoni e gli altri, il più grande era e resta però Sclavi.     

Thursday, July 11, 2013

Ciao Irlanda, un altro brindisi per me!




Cinque di pomeriggio, devo ancora fare pranzo ma tre pinte di sidro se ne sono già andate...

Ebbene ci siamo: questi due anni di vita e lavoro in Irlanda sembrano volgere al termine. Corsi in fretta, come sempre. Zero voglia di mettermi a fare il punto della situazione o districarmi su bilanci di fine stagione. Il mio “arrivederci” a Cork e all’Irlanda sarà una cosa molto più semplice (e banale, sì): una lista delle cose che mi mancheranno. Partiamo però da quelle che NON mi mancheranno:

- il tempo: la sgradita compagnia della pioggia;
- strade e prati sempre bagnati, quel fastidioso senso di umido e l’inutilità dell’ombrello, visto che la pioggia non cade dall’alto ma arriva di fronte o alle spalle o ai fianchi portata dal vento Atlantico;
- la dittatura del pub: il fatto che quando si esce non ci si chiede “Che si fa stasera?”, ma “In quale pub andiamo stasera?”;
- la moda formale dei giovani irlandesi nei venerdì e nei sabato sera: camicia e jeans per i ragazzi, tacconi e minigonna per le ragazze (stile puttana d’alto bordo nella Hollywood degli anni cinquanta);
- quel vomitevole odore di patatina fritta che aleggia ovunque, specie all’alba nelle vie del centro durante il fine settimana;
- i prezzi delle sigarette e degli alcolici;
- il cibo: lievementissimamente limitato, ripetitivo e fondamentalmente a base di patate;
- vedere le teenagers con le scarpe a tacco alto nascoste in borsetta;
- l’egemonia dello sport e del “seguire lo sport” su altre attività ludiche e di intrattenimento;
- i buttafuori e il venir buttati fuori dai pub;


Invece sì, mi mancheranno (e tanto):

- i tre litri di té cinesi consumati quotidianamente fra le quattro mura del mio ufficio;
- l'atmosfera unica che si respira nei piccoli pub di periferia, quelli pieni di anziani ben vestiti, racchiusi tra la loro pinta di birra scura e il bicchierino di whisky; quelli dove nel weekend i locali si mettono a suonare musica popolare e ubriacarsi d'Irlanda;
- il sentirsi dire cento volte al giorno espressioni di saluto e cortesia come "How are you keeping?", "What's the story?", "What's the crack?", "Thanks so much!", "No bother!", "What's up buddy?", ecc...
- la curva del Cork City F.C.;
- la forma delle pinte di birra;
- il colore scuro e unico di birre come Beamish e Murphy's;
- il sidro irlandese;
- il cielo a pecorelle;
- il circo di Cork;
- le cene vegane al collettivo anarchico di Solidarity Books;
- i colleghi e gli amici dell'università: per tutto quello che mi hanno dato, per le cose che ho appreso, per  i messaggi di congratulazioni per il nuovo lavoro, al limite della lacrima sul viso;
- Colm, Darren e gli altri ragazzi della comunità Couch Surfing di Cork, i pic-nic, le scampagnate, le feste e le altre attività sociali da loro organizzate;
- i viaggi e quei colori e quei rumori;
- la statale che da Cork porta a Dublino e ritorno;
- le malinconiche serate seduti al porto;
- “Fai qualche sport?”, “Sì, la sauna e la vasca idromassaggio”;
- andare a lavoro a piedi ascoltando audio-romanzi, tornare a casa e cucinare sughi ascoltando lezioni di psicologia su Youtube;
- i martedì sera di beer-pong al An Brog;
- il mercoledì sera a ballare allo Slate;
- i concertini punk al Fred Zeppelin;
- le domeniche pomeriggio di pizza al Nancy Spain;
- avere Mailo, Shana, Kelly, Wenny e gli altri cani di amici in giro per casa;
- gli ospiti e gli amici di amici a casa, che danno quel tocco di freschezza e rottura con la routine;
- le lunghe passeggiate fuori porta alla ricerca di verde, laghetti, fiumiciattoli, parchi, ruderi di castelli. E avventura;
- la tipa di ieri sera, "Perché ci siamo conosciuti così tardi?!?";
- le persone qui conosciute con le quali ho condiviso tanto negli ultimi due anni. In particolare una.

E questo è quanto, addio! Che addio mai non è: ci rivedremo, un giorno, da qualche parte, in qualche modo. Ciao Cork.


"Ceux qui ecrivent leur Memoires sont ceux qui n'ont plus rien à faire de leur vie"
Frantz Fanon


Wednesday, July 10, 2013

Can I tell you something? It's kind of long...



"Paris, Texas" (1984), by Wim Wenders.

Tuesday, July 09, 2013

L'America non tortura. E gli asini volano.



"Zero Dark Thirty" (2012), by Kathryn Bigelow.

Viaggiare (col pensiero)



Non sapevo l'estate esistesse anche in Irlanda. Qui a Cork fanno 25 gradi, cielo limpido e sole battente senza pietà. In ufficio si boccheggia, neanche fossimo a Palermo o Siviglia. Beh, meglio così: fa brutto lamentarsi tutto l'anno per la pioggia e ora lamentarsi invece per queste giornate di caldo.

Però certo in ufficio si fa fatica a stare. Il campus universitario è vuoto: gli studenti sono in vacanza, una buona metà dei docenti sono altrove, in viaggio o a fare ricerca. Chiuse le mense, i ristoranti, i negozi. In giro trovi solo scolaresche in gita o ragazzini da Italia, Francia o Spagna venuti a studiare la lingua inglese per l'estate: "I fanciulli gridando / su la piazzuola in frotta / e qua e là saltando / fanno un lieto rumore", avrebbe detto Leopardi. Negli edifici rimangono solo qualche amministratore, qualche tecnico e qualche sfigato come me. A vedere su feisbuc le foto degli amici al mare, in montagna o in qualche paese che termina con -stan.

Per fortuna che a giorni me ne vado anche io. "Time to say 'goodbye!' is approaching", mi verrebbe da dire. Godere delle ultime serate con gli amici, brindare senza sosta. E fantasticare, viaggiare col pensiero, via lontano da tutto ciò che è noioso e di routine. Ecco come fare:

- chiudere l'ufficio con mostruoso anticipo e muovere i passi verso il porto cittadino; fermarsi sulla banchina, rollarsi una sigaretta e fissare le navi in sosta; leggere dei nomi che hanno incisi a prua, osservarne la bandiera che battono a poppa, immaginarsi su quelle navi dirette in Norvegia, a Singapore, a Panama;

- dirigersi alla stazione dei treni e sedersi su una delle panchine; osservare i treni in arrivo e quei vagoni pieni di turisti, di "backpackers" (viaggiatori con lo zaino in spalla), di ragazzi in pantaloncini corti e sandali, sudati sotto i loro occhiali da sole. Ascoltarne la lingua, indovinarne l'origine geografica. Immaginarsi con loro in viaggio in una capitale europea, a Mosca, a Praga, a Stoccolma. Tornare in se stessi all'udire il fischio del capo stazione o del megafono annunciare la partenza del treno per...;

- tornare in ufficio, accendere il computer e navigare nei siti tipo Ryan Air, alla ricerca del volo a basso costo. Cork-Vilnius non suona male. 258 euro più tasse solo andata? Come non detto...

- mettere mano al blog e andare a ripescare foto e racconti di viaggi vissuti in prima persona, del 1999, del 2005, del 2008... in Toscana, in Tailandia, in Palestina;

- organizzare, come suggerito da un'amica, una festa alcolica nel mio ufficio prima di partire. Un addio come si deve, un addio di trasgressione. Direi quasi che una festa d'addio è come un brindisi: mai ultimo, ma penultimo.


"Sucede que me canso de ser hombre.
Sucede que entro en las sastrerías y en los cines
marchito, impenetrable, como un cisne de fieltro
Navegando en un agua de origen y ceniza."
(Pablo Neruda)


Viaggiatori di altri tempi #12


 
洪保 Hong Bao (ca. 1412 - 1433) e 郑和 Zheng He (1371-1433).
Dalla Cina al sud-est asiatico, per poi attraversare l'oceano indiano fino alla Persia, la penisola arabica e il corno d'Africa.

Viaggiatori di altri tempi #11



汪大渊 Wang Dayuan (1311-1350)
Dalla Cina al sud-est asiatico, Bengala, India, Sri Lanka, Africa orientale e settentrionale.

Viaggiatori di altri tempi #10



丘处机 Qiu Chuji (1148-1227)
Dalla Cina alla selvaggia terra di Mongolia, poi in Uzbekistan e Afghanistan attraverso il Xinjiang (e ritorno).

Monday, July 08, 2013

Viaggiatori di altri tempi #9


玄奘 Xuanzang (602-664)
Dalla Cina all'Asia centrale e meridionale, alla ricerca di testi buddisti da tradurre in mandarino. Uno dei massimi contributori del buddismo cinese.

Viaggiatori di altri tempi #8



张骞 Zhang Qian (II sec. a.C.)
Dalla Cina all'Asia centrale, lungo i percorsi che duemila anni dopo verranno chiamati "Via della seta".

Viaggiatori di altri tempi #7



徐福 Xu Fu (255 - 210? a.C.)
Dalla Cina via Mar giallo verso l'arcipelago giapponese e oltre, alla ricerca della pozione per l'immortalita' (e non ritorno).

Comunità cinese in Italia e sue rappresentazioni: ci risiamo.



http://www.cronachemaceratesi.it/2013/07/08/trattamenti-a-luci-rosse-sequestrato-centro-massaggi/348972/

Articolo fresco di giornata. Macerata, cronaca locale. Le Fiamme gialle han smascherato un giro di prostituzione presso un centro massaggi gestito da una cinese. Fin qui tutto bene, nessuna novità, se ne leggono a milioni di storie simili in tutta Italia. Quello che desta la mia preoccupazione è invece il nome scelto dalla Finanza per l'operazione: "Luci gialle".
"Luci rosse" è l'espressione usata di solito dai media (e non solo) per riferirsi all'industria del sesso. "Gialle", in questo caso, perché sono coinvolti dei cinesi. Dico io: non suona un po' razzista? Non va ad alimentare stupidi luoghi comuni che affibbiano agli asiatici il colore giallo? "Pericolo giallo", "muso giallo", ecc... vi dicono niente? Boh, uno si aspetta che almeno le istituzioni (Guardia di finanza, media, ecc...) siano estranei a questi pericolosi giochi di potenziale pregiudizio e discriminazione...

La nostra vita non è nostra



"Essere vuol dire essere percepito, pertanto conoscere se stesso è possibile solo attraverso gli occhi degli altri"


"Cloud Atlas" (2012), di Lana Wachowski, Andy Wachowski e Tom Tayler.

Sunday, July 07, 2013

People's power: learn from Wukan! 学习乌坎!



"Wukan: After the Uprising", a documentary by Al Jazeera.
http://www.youtube.com/watch?v=CPnpoWKkuXg

... and the Garda came ;)