Wednesday, August 27, 2014

Diario di viaggio (XV): Buenos Aires, Buenos Aires!

Arriviamo in mattinata in una Buenos Aires che ci abbraccia col suo traffico impietoso tipico delle grandi città... Dico, sono in 13 milioni a vivere nell'area metropolitana attorno alla capitale argentina, mica acqua e patatine lesse!

Alla stazione dei bus di Retiro (una delle più grandi mai viste!) c'è ad attenderci un'altra splendida persona: S., una giovane studentessa e artigiana argentina, una ragazza che avevo avuto il piacere di ospitare circa un anno fa a Macerata. Quando ha saputo del mio viaggio in America Latina non si è fatta problemi ad aprirci le porte di casa e offrirsi come compagna di visite.

Vive col padre, fine uomo di lettere, in un appartamento nel centro di Buenos Aires. A guardare la cartina, la metropoli sembra facile da digerire: a nord e nord-est c'è il porto, con i quartieri di Retiro e Puerto Madero, subito sotto troviamo il Centro e Montserrat, più giù verso est i tipici e coloratissimi quartieri di San Telmo e la Boca, sede della celebre squadra di calcio e zona di immigrazione soprattutto italiana. Qui tutto è tinto di giallo e blu (come i colori sociali del club) ed è sempre qui che ha origine il tango, tradizionale danza argentina che inizialmente si ballava tra uomini. Il ritmo è abbastanza straziante e il tono troppo deprimente e malinconico per i miei gusti... "A te piace il tango, a me fa caga'", come recita questa canzone di un gruppo folk-punk maceratese:
http://soloperadulti.bandcamp.com/track/maldito-gardel

A la Boca è inoltre possibile visitare per un euro un piccolo museo d'arte dedicato al grande pittore argentino Benito Quinquela Martin (1890-1977), che consacrò gran parte della sua opera proprio al porto della Boca, alle navi provenienti da lontano e al lavoro dei manovali (notare il quadro "Incendio del petrolero San Blas", 1932).
I quartieri settentrionali ed occidentali di Recoleta e Palermo sembrano invece più rilassati e residenziali, offrono verdi parchi ed interessanti musei che abbiamo avuto modo di visitare. Tra di essi, quello di Belle arti (gratuito, ma pieno per lo più di arte medievale e rinascimentale europea) e il Malba (museo di arte latino-americana) che costa 5 euro ma li vale tutti, proponendo al pubblico anche il "museo delle luci", qualcosa da me mai visto prima, stanze buie con giochi di luci, specchi, riflessi e rumori in sottofondo... Ecco, io in questi musei di arte contemporanea dove non si sa se una porta è solo una porta o anche un'opera d'arte, se un guardiano è solo un uomo che sta lavorando o è anche parte dell'esibizione, è proprio in questi spazi che il mio spirito vaga divertito, libero per un attimo dal tempo, portando con sé il peso leggero del corpo e delle membra tutte. Qui io non ritrovo me stesso, ma trovo la piacevole compagnia di un'umanità persa al mio pari.

Poi prima o poi bisogna uscire dal museo. Quando io esco da un museo d'arte contemporanea solitamente mi sento meglio di quando sono entrato. Orgoglioso di questa sensazione, mi siedo sui gradini a fissare l'uscita e mi chiedo "Dove va la gente quando esce da un museo di arte contemporanea?". Elenco quindi nel cervello mio qualche inutile ipotesi:
Al centro commerciale di fronte.
A fare capriole sul marciapiede.
A telefonare alla mamma.
Al bar a bere.
Al bar a bere e fumare e pensare.
A sedersi con me e porsi la stessa domanda.
Io non ho nessun posto dove andare quando esco da un museo di arte contemporanea però sì mi piace sedermi e pensare a dove va la gente quando esce da un museo di arte contemporanea.
Iniziai a Pechino e non per colpa mia. Da allora non ho mai smesso.

Il quartiere però forse più tenero allo sguardo è quello di San Telmo, pieno di murales, case pitturate, caffè letterari e alcune facoltà universitarie. S. ci ha portato all'ateneo di scienze sociali, dove andava ad ascoltare una lezione. Guardandomi attorno ritrovo lo stesso ambiente anarcoide ed estremamente politicizzato che frequentavo quando ero studente presso la facoltà di Lettere e Studi orientali a "La Sapienza" di Roma. Bel tuffo nel passato, penso proprio che mi piacerebbe insegnare o fare ricerca qui... Oltre tutto in Argentina i corsi universitari sono gratuiti ed aperti a tutti/e, e ovviamente Buenos Aires è sede delle migliori università dell'America latina. Inoltre qui agli omosessuali è permesso sia il matrimonio che l'adozione, mentre alle donne è vietato l'aborto, pena il carcere. Paese che vai, mondo alla rovescia che trovi!

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