Monday, December 29, 2014

Interessarsi alla Cina è interessarsi a se stessi.

"Se la Cina è quasi assente da queste pagine, non è perché non mi interessasse: non è necessario essere adulti per buscarsi quel virus che a seconda dei casi meriterebbe il nome di sinomania, sinolalia, sinopatia, sinolatria o addirittura di sinofagia - appellativi da modulare in base all'uso che il soggetto fa del paese eletto. Si comincia appena a capire che interessarsi alla Cina è interessarsi a se stessi. Per ragioni molto strane, che hanno senz'altro a che vedere con la sua immensità, con la sua antichità, con il suo livello ineguagliato di civiltà, con il suo orgoglio, con la sua raffinatezza mostruosa, con la sua crudeltà leggendaria, con la sua sporcizia, con i suoi paradossi, più insondabili che altrove, con il suo silenzio, con la sua bellezza mitica, con la libertà di interpretazione permessa dal suo mistero, con la sua pienezza, con la sua reputazione di intelligenza, con la sua sorda egemonia, con la sua continuità, con la passione che ispira, infine e soprattutto con la sua ingratitudine - per queste ragioni poco confessabili, quindi, gli individui provano un impulso viscerale a identificarsi con la Cina, peggio, a vedere nella Cina l'emanazione geografica di se stessi. E sull'esempio delle case chiuse, dove il bravo borghese si reca per realizzare le sue fantasie più inconfessabili, la Cina diventa il territorio in cui è permesso abbandonarsi ai propri istinti più bassi, cioè a parlare di sé. Infatti, con un mascheramento assai comodo, parlare della Cina finisce sempre per voler dire parlare di se stessi."

A. Nothomb