Monday, August 31, 2015

Il viaggio continua: ultime giornate a Bangkok



Dove eravamo rimasti con la cronaca di viaggio?! Ah sì, sul fiume Mekong. E' la quarta volta che lo vedo, i precedenti in Cina, Tailandia e Laos. Marrone e maestoso come sempre, calmo e placido da ricordarmi mia nonna cantare del Piave. La gente di Chiang Khan è ancora più sorridente e gentile del tailandese medio, la zona non è praticamente battuta da turisti occidentali e ci spariamo tre giorni di relax e giri in motocicletta tra i villaggi che costeggiano il Mekong e la giungla negli altopiani. Sorridere è l'unica cosa che conta, il sabato è ciò che resta del venerdì notte. "Chi viaggia molto è più pronto a morire di chiunque altro", ho letto da qualche parte.

Nove ore di bus dopo, rieccoci nella grande capitale tailandese, caotica anche alle cinque di mattina, prima ancora dell'alba. Siamo agli sgoccioli del nostro viaggio, i miei compagni faranno man a mano ritorno in Italia nei giorni a seguire. Non ci resta che goderci Bangkok fino in fondo, i diversi culti buddisti nei suoi molti templi, i tramonti sul fiume Chao Praya, la night-life. Continuo a pensare che camminare sia il miglior modo per conoscere una città o un luogo. In alternativa usare un mezzo più lento. Tipo il dorso di un mulo. Gironzolo solo, dopo svegliato, nel tardo pomeriggio, grandi strade di fronte a me strette fra gli alti grattacieli, il colore vivace dei taxi tailandesi, ascolto i Carsick Cars alle cuffie ed è subito, di nuovo, Pechino... Sì, a forza di sbandare per Bangkok e osservarne palazzi e persone, mi è venuta una forte nostalgia della Cina e una strana voglia di tornare che per fortuna sono subito riuscire ad annichilire o mettere da parte.

Un paio di proverbi tailandesi? "Versare salsa piccante per dar sapore al fiume" (nel senso di "spreco di energia") o "meglio un pezzo di merda che una scoreggia" (nel senso che è meglio avere qualcosa di concreto tra le mano che solo aria).

Oltre i tanti posti super famosi e turistici, io consiglio di visitare i due musei all'ospedale Siriraj, che ospitano anche feti umani, bimbi malformati, malattie su parti del corpo, cadaveri, scheletri umani, ferite da arma da fuoco e da taglio, effetto delle sigarette sui polmoni, effetto dell'alcool sul fegato (la cirrosi ha davvero un aspetto tremendo!), traumi da incidente automobilistico, serpenti vari ed altro. Per l'arte, consiglio le esibizioni fotografiche e video presso il Bangkok Art and Culture Centre, vicino al National Museum. Il lunedì o il martedì affittare una bicicletta e perdersi nell'isola / riserva naturale a sud della metropoli. E attenti ai varani giganti!

L'arte del bonsai qui la chiamano "mai dat": il giardinaggio non mi ha mai interessato, ma credo che prima o poi tocchi a tutti. Il traffico di Bangkok meriterebbe un blog a parte, ma mi limiterò a ricordare un carretto dei gelati in controsenso su una strada a sei corsie o il fatto che di sera "taxi" faccia rima con "whisky", nel senso che non è raro trovare autisti ubriachi. I mezzi di trasporto sono tantissimi, ma non sempre ben collegati fra di loro: oltre ovviamente a treni, bus, taxi e biciclette, ci sono linee sopraelevate, una linea metropolitana, i motor-taxi, i traghetti sul Chao Praya, le barchette per i canali e infine i famosi "tuk-tuk".


Ci siamo. Il momento di ripartire. Poche ore mi separano dal volo che mi riporterà in Europa. Nell'ultimo giorno riesco anche ad incontrare E., un dottorando italiano che vive da anni a Bangkok e col quale avevo avuto modo di collaborare diversi anni fa, quando mi improvvisavo giornalista a Pechino.
La sera a mangiare nella China Town e a bere birrette lungo il fiume (siamo stati cacciati o non fatti entrare in tre o quattro locali, non siamo ancora riusciti a capire il perché... snob, questi thai!), per poi salutare gli amici italiani e passare la notte a chiacchierare con C., amico per eccellenza, compagno di mille avventure e condivisore instancabile di emozioni e paranoie esistenziali. Finito il whisky, due ore di sonno per poi affrettarmi verso l'aeroporto. Un taxi costa sui 12 euro, ma la metropolitana apre alle sei della mattina e con due euro e mezz'ora di viaggio sono arrivato con anticipo all'aeroporto.

Arrivederci Tailandia, ma non prima di altri 10 anni!

Frà, lu coccodrillu ce l'imo quassù




"Oggetto di curiosità è un coccodrillo, che sta appeso in alto a sinistra di chi guarda la cappella della Madonna. C’è chi dice che fu portato dai crociati di ritorno dall’Oriente. C’è, invece, chi racconta un fatto prodigioso avvenuto verso il 1590: «Un coccodrillo comparve sulle rive del fiume Chienti facendo strage nell’intorno di animali e terrorizzando gli abitanti. Gli fu tesa la caccia, ma sempre in vano per le squame troppo dure. Non contento di afferrare gli animali un giorno rapì un piccolo bambino ad un contadino, il quale, agli strilli del figlio, corse con la forca che aveva in mano. Il coccodrillo, allora, lasciato il bambino, si rizzò per assaltare l’uomo. Ma, questi, invocando con grande fede l’aiuto di Maria SS. Delle Vergini, gli conficcò la forca nel ventre e l’uccise. Sventratolo e riempitolo di paglia, lo portò in dono alla Chiesa.»"

Fonte e foto:
http://www.santamariadellevergini.org/il-coccodrillo

From Bangkok, with love


China Women's Film Festival (Beijing, UCCA)


Sunday, August 30, 2015

No particular place to go



(foto di Fabiola Monachesi)

China and cultural identity


“The unwillingness to confront tough questions about history and heritage in China cuts into the core of cultural identity”  Han Song


Born in Translation: “China” in the Making of “Zhongguo”, by Arif Dirlik


About nature, penance and rehabilitation...



"Wild" (2014), by Jean-Marc Vallée 

Stopping sexual harassment in Egypt...



"678" (2010), by Mohamed Diab

马切拉塔大学万岁!

In tema di viaggio "zaino in spalla"...




"Ma sono un banale viag­gia­tore. E so che viag­giare è bello per que­sto, per­ché inse­gna a non gene­ra­liz­zare, a non sen­tirci i soli e ad avere meno paura del diverso; è bello per­ché smonta le cer­tezze o quan­to­meno ce le fa vedere da un’altra pro­spet­tiva, ci apre fine­stre su un ‘altro’ che è per forza di cose diverso da noi. Viag­giare non è ripro­porre o cer­care le dina­mi­che che già carat­te­riz­zano il nostro pre­sente e il nostro vis­suto."

Fonte:
http://ilmanifesto.info/storia/un-banale-viaggiatore-zaino-in-spalla-risponde-a-giulia-innocenzi/

Saturday, August 29, 2015

Images from Oslo










Images from Bangkok (part V)













Friday, August 28, 2015

Not above the poverty line...



Latif Kamaluddin


Perché chi mai al mondo sognerebbe dei cinesi?



Tratto da "La linea d'ombra", di Joseph Conrad

Images from Bangkok (part IV)










E' morta felice, scopata a morte.





Tratto da "Trilogia della città di K.", di Agota Kristof

Sunday, August 23, 2015

Images from Bangkok (part III)