Sunday, August 21, 2016

Balkans on the road, 15 anni dopo (XV): Mostar e Medjugorje.


Il bus che porta da Sarajevo a Mostar costa 10 euro e impiega due ore e mezza circa, costeggiando un lago e montagne non altissime ma ideali per trekking o alpinismo a bassa quota. Arrivo a Mostar nel primo pomeriggio e visito la parte vecchia della citta', che e' incantevole e piena di turisti (con tanto di carovana di turisti giapponesi). Qui la guerra in ex Jugoslavia e' stata particolarmente forte, come si nota da alcuni edifici e dalle targhe di ricostruzione finanziate da paesi ed istituzioni stranieri. Il fiume che taglia la citta' ha l'acqua cristallina e alcuni turisti si tuffano da uno dei diversi ponti che collegano le due sponde. A Mostar dovrei incontrare un direttore di teatro del posto, ma facendo due rapidi conti di tempo e di soldi che mi sono rimasti in tasca decido di procedere per Medjugorje, approfittando delle ore di sole che restano per fare la strada a piedi.

Il mattino seguente e 26 chilometri dopo, giungo nella cittadina resa nota dalle apparizioni della Madonna. Medjugorje e' ovviamente piena di turisti e fedeli da ogni parte del mondo (italiani, spagnoli, polacchi in primis; dall'Asia gli immancabili coreani), ma la parte del leone la fanno le carovane di italiani, dal Salento all'Emilia, dal Friuli all'Irpinia. Questo fa si' che in loco tutti sappiano parlare italiano, i menu' sono in italiano, le indicazioni in italiano, le guide in italiano, i prezzi in euro. Gli altoparlanti e i cartelli ricordano, in italiano, di stare attenti alle borse (un taccheggio della Madonna) e di consumare l'ostia di fronte al sacerdote (un business delle ostie della Madonna).
Le suore al cellulare, il via vai di pullman da tutta Europa e quel "Non ho ancora visto un negro" come giustamente osservava un fedele spagnolo. In effetti di Africa nei Balcani ne vedi poca, ma davvero poca. Incontro pero' finalmente dei cinesi! Cattolici di Hong Kong, ma anche della Cina continentale, a giudicare dal mandarino che parlavano.
Sono tante le regole e le cose da osservare se si vuole venire in preghiera qui, specie se in gruppo. Ne deduco che dalle "rilevazioni" di quei ragazzini nel 1981 ad oggi, qui di speculazioni spiriturali, religiose, commerciali e politiche ne siano state fatte tante. Ad ogni modo, per chi non conoscesse la storia, pare che nei primi anni ottanta dei giovanissimi del posto abbiano visto piu' volte la Madonna apparire in queste quiete colline fatte di campi di vite e agricoltura minima. Da allora sono stati fatti vari studi e osservazioni, ma la Chiesa Vaticana (cioe' quelli che comandano nel mondo cattolico) non ha mai riconosciuto la veridicita' della cosa. Tuttavia c'e' una sorta di zona grigia di tolleranza: in poche parole, l'istituzione vaticana non riconosce le apparizioni, ma non ha nulla in contrario se i fedeli vengono in pellegrinaggio a Medjugorje. Per la gioia dell'economia locale.
Che poi, dico io, veramente si puo' gridare al miracolo per delle ipotetiche apparizioni sulla bocca di giovani poco piu' che bambini?! Tutto questo mi ricorda un film basato su una storia vera e ambientato da qualche parte nell'Europa del nord di qualche secolo fa: per nascondere delle malefatte un gruppo di ragazzine raccontano di vedere il diavolo dappertutto e accusano persone a caso di essere possedute dal demonio. Risultato, nel paesello arrivano gli inquisitori e ne esce fuori una piccola guerra civile dove gli abitanti si condannano e uccidono tra di loro, tutto a causa di queste ragazzine che portano il "gioco" per le lunghe. La Rivoluzione culturale cinese a confronto e' stata un pranzo di gala.

La Chiesa che occupa la parte centrale della cittadina non e' niente di che, ma ha sul retro un enorme piazzale dove si radunano miglialia di persone per ascoltare la messa. Il confessionale e' una fila di porticine all'aperto con fuori scritta la lingua di comunicazione. Due i punti di interesse, oltre alla chiesa stessa; la Collina delle apparizioni e la Montagna del Crocifisso. Sono diversi chilometri in salita, da raggiungere in auto. Io cammino qua e la', trovo anche una delle diverse comunita' qui presenti. Non capisco se sia una comunita' di recupero per tossicodipendenti, fuori c'e' il cartellone di benvenuto e una lista di regole da rispettare, foto di suore e di sante. Ovviamente anche qui l'italiano e' la lingua piu' parlata. Mentre mi riposo al fresco di un albero, un ragazzo italiano che era li' a lavorare mi offre una fetta di fresca anguria: probabilmente era lui la Madonna di Medjugorje.
Scherzi a parte, nonostante sia andato fin su la Collina delle apparizioni non ho visto nessuna Madonna. Pero' ho visto un business della Madonna, anzi, il business della Madonna. Come c'era da aspettarsi la cittadina di Medjugorje, cosi' come tutti i villaggi e le stradine nelle vicinanze, sono piene zeppe di negozi, ambulanti, gelaterie all'italiana, alberghi, ristoranti e venditori di souvenir. Tutto a tema unico: la Madonna. La grappa della Madonna, la marmellata di castagne della Madonna, il centro massaggi della Madonna. Sembra Loreto, ma moltiplicata per due e con molta piu' fantasia nel marketing.

E' l'ora di pranzo ormai, decido di abbandonare questo luogo sacro al Dio denaro e avviarmi verso Ljubuski, 13 chilometri piu' a ovest, tanto per vedere come sarebbe Medjugorje se non avesse avuto il miracolo (economico). Tre ore dopo sono in questa tranquilla e placida cittadina di poche anime, pochi negozi o uffici in giro, zero turismo. Ah, ecco.

In serata prendo un pulmino stracarico di passeggeri che per 14 euro mi porta, quattro ore piu' tardi, a Spalato, terra croata e ultima destinazione di questo viaggio prima del rientro nelle Marche. 

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