Tuesday, January 31, 2017

Tema: la serenità.


Perché il boom cinese?


Tratto da "Modernità e capitalismo. Saggio su Max Weber e la Cina" di Vittorio Cotesta

Folk Devils: brutti e cattivi spauracchi giovanili.


Tratto da "Il derby del bambino morto" di Valerio Marchi

Monday, January 30, 2017

"Compañeros y amigos del gran pueblo chino..."

Altre immagini dal Capodanno cinese 2017 a Macerata

Martedì e giovedì parliamo di Cina e cinesi al Liceo Leopardi di Macerata


In occasione della Settimana culturale del Liceo classico e linguistico di Macerata e delle celebrazioni per il Capodanno cinese, la Classe Confucio del Liceo presenta due giornate di studio sulla Cina. Martedì 31 gennaio alle ore 16 si parlerà di 'persona' nel pensiero cinese, mentre giovedì 2 febbraio di percezione della comunità cinese in Italia. Gli incontri sono gratuiti e aperti a tutta la cittadinanza.

Info:
http://classicomacerata.gov.it/giornata-di-studio-cina-presso-il-liceo/

Sunday, January 29, 2017

Qualche scatto personale del Capodanno cinese a Macerata
















L'osteria


新年好,马切拉塔!

Per realizzare una grande festa ci vogliono il lavoro e la collaborazione di tante persone. Quello che avete visto ieri a Macerata è esattamente il frutto di questo Grazie a tutti quanti lo hanno realizzato. 新年好!



Fonte:
http://www.cronachemaceratesi.it/2017/01/28/xinnian-hao-buon-anno-del-gallo-macerata/918139/

Saturday, January 28, 2017

Anteprima del capodanno cinese a Macerata






Venerdì 27 gennaio, Orto dei pensatori (interno della Facoltà di filosofia)

Vecchi circoli. Antichi valori.


Friday, January 27, 2017

打飞鸡去中国 E buon anno del Gallo a tutti/e !


Thursday, January 26, 2017

I hope that in this dusty world you become content

从明天起,做一个幸福的人
喂马、劈柴,周游世界
从明天起,关心粮食和蔬菜
我有一所房子,面朝大海,春暖花开

从明天起,和每一个亲人通信
告诉他们我的幸福
那幸福的闪电告诉我的
我将告诉每一个人

给每一条河, 每一座山取一个温暖的名字
陌生人,我也为你祝福
愿你有一个灿烂的前程
愿你有情人终成眷属
愿你在尘世获得幸福
我只愿面朝大海,春暖花开


海子, "面朝大海,春暖花开"

Wednesday, January 25, 2017

Diario di un prof.: attore VS docente. O del pubblico. O del delirio d’onnipotenza.

Qualche giorno fa ho assistito al monologo di un’attrice di teatro. Una simpatica riflessione sul rapporto di coppia dal punto di vista di una donna. Divertente. E poi a me il teatro piace, quasi sempre. Però ho notato una cosa: per quanto brava l’attrice sia stata non è mai, a mio avviso, riuscita a “bucare lo schermo” (lo spettacolo era dal vivo, ma faccio per dire), ad entrare in contatto col suo pubblico, a parlare direttamente a noi che eravamo davanti a lei. Il monologo era ben memorizzato e recitato, ma avvertivo che non stava parlando a me, a noi. Parlava al pubblico davanti, chiunque esso fosse. Quindi non a me. Ma ad uno spettatore generico. Forse non era abbastanza brava lei, forse non abbastanza attento io. Ma lei non parlava a me.

Ho notato quindi questa differenza tra un attore di teatro (o di cinema, ad esempio) ed un docente. Un attore parla ad un pubblico, un docente parla al pubblico. Ok, solo nel caso che si voglia pensare ai discenti come ad un pubblico, chiaramente. Non so se tutti i docenti facciano come me, ma io quando entro in classe, in aula o in sala parlo al pubblico davanti a me. Ai miei alunni, ai miei studenti, ai miei ragazzi, alle persone davanti a me. Non parlerei allo stesso modo se avessi un altro pubblico. Quando entro poso lo zaino, mi tolgo il giubbetto, comincio a gironzolare per la classe, incrocio gli sguardi dei ragazzi, mi faccio ispirare da loro, dalla loro attività in quel momento, per poi distogliere gli occhi, fissare il muro, l’orizzonte oltre la finestra, poi di nuovo i ragazzi, le mappe appese, la porta, lo schermo, poi finalmente inizio: “Come va?”. Le mie lezioni di solito iniziano così. Spesso qualcuno risponde, più o meno volentieri, più o meno svogliatamente. Lì ha davvero inizio la lezione. Quando parlo, parlo a loro. A Lucia, Federico, Xiao Li, Mohammed. Loro il mio pubblico in quel momento, non qualcun altro. Non importa quale sia l’argomento del giorno, il mio monologo cambia di volta in volta, di situazione in situazione, di ragazzo in ragazzo. Non sono un attore, non parlo ad un pubblico. Non ho un copione, improvviso. Un docente dovrebbe sempre entrare in aula con la lezione preparata. Ma non deve recitare qualcosa di memorizzato. Sono un docente, parlo al pubblico. A questi pazzi che per qualche motivo sono lì seduti ad ascoltarmi. Loro non un pubblico, ma il pubblico. Il mio. Lì e in quel momento.

Piccole aule Confucio crescono...


(uno scaffale nell'Aula Confucio del Liceo classico e linguistico "G. Leopardi" di Macerata)

Pranzi domenicali a base di cucina turca e lucana. E il colore degli occhi.



Teatro? No, festa di compleanno...